Leggendo l'ultimo libro di Claudio Colombo (già inviato e capo della redazione sportiva del Corriere della Sera) mi è sembrato di essere al centro di un concerto progressive rock, lì dove l’alternarsi e il fondersi dei generi musicali produce un risultato emozionante. Roba da King Crimson, Genesis di Phil Collins e Peter Gabriel o, per restare in casa nostra, della PFM.
L’autore di Giù la testa alterna una doppia linea di narrazione.
Una parte aggressiva, con ritmi incalzanti, in cui racconta uno dei match più famosi dell’intera storia del pugilato mondiale. Parlo di George Foreman vs Muhammad Ali, che il prossimo 30 ottobre celebrerà il suo cinquantenario.
In quelle pagine ci sono i protagonisti della storia. Ali e Foreman, ovviamente, ma anche Angelo Dundee, Archie Moore, Bundini Brown, Don King e altri ancora C’è l’evolversi di una sfida vissuta con ansia, assai vicina alla paura, dal clan del più grande. C’è la magia di un artista, un fenomeno sul ring e nella vita, capace di inventarsi una strategia che anche il suo angolo giudicava folle.
E c’è, nel finale, la sintesi di un capolavoro.
Colombo porta davanti ai nostri occhi la notte di Kinshasa, il tifo, l’atmosfera, le parole. Sì, le parole dei protagonisti che l’autore usa per dare forza e intensità alla scena ancor più della descrizione dei colpi che i due colossi si scambiano sul ring.
E poi, con abile cambio di tono, il racconto si snoda attraverso ritmi più lenti, meno incalzanti. Una storia nella storia. Accade quando va a toccare la periferia del match. Come sia stato costruito da quel re degli istrioni chiamato Don King, come sia stato realizzato dal presidente Mobuto, spinto dalla necessità di ripulire un’immagine disastrosa di una nazione che all’epoca si chiamava ancora Zaire. Quali percorsi abbiano condotto i due protagonisti allo scontro epocale.
È nell’intreccio di queste due storie, nell’alzarsi e nell’abbassarsi dei ritmi di narrazione, nella voglia di dare un’identità precisa all’oggetto del racconto che si nasconde la forza di questo libro.
L’autore ci parla di come e perché sia nata l’idea, chi l’abbia realizzata. Definisce, come ogni reportage che si rispetti, i contorni reali di un episodio attorno al quale si è parlato tanto.
Chiude dando la parola ai testimoni diretti. Ai giornalisti che quella notte erano a bordo ring, agli inviati italiani. Ed è leggendo i nomi di Franco Dominici, Roberto Fazi, Teo Betti, Mario Gherarducci, Gianni Minà che ho sentito l’emozione crescere. Nelle loro parole c’è la memoria nobile di un mestiere che oggi sta veramente soffrendo.
Norman Mailer? Lui è fuori classifica.
Se pensate di sapere tutto su George Foreman vs Muhammad Ali, 30 ottobre 1974 a Kinshasa, confrontatevi con chi ne ha raccontato la storia con passione e professionalità. Sono certo che scoprirete che in quel tutto manca sicuramente qualcosa.
Claudio Colombo GIU’ LA TESTA. Kinshasa 30 ottobre 1974, Ali contro Foreman. L'alba di una rivoluzione (240 pagine, 23,65 euro, Hoepli Editore)