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Riesumazione: -La Tv: gioia e tormento della boxe!-

TelevisionePubblicai questo articolo quasi cinque anni fa (3 Dicembre 2012) sul mio blog (https://gualtierobecchetti.wordpress.com/2012/12/03/la-tv-gioia-e-tormento-della-boxe/) e oggi lo ripropongo, affinché chi avrà la pazienza di leggerlo valuti se ciò che scrissi allora  sia sorpassato o ancora attuale. A volte, in un’epoca in cui tutto corre all’impazzata, soffermarsi a guardare indietro non fa male, perché favorisce  qualche riflessione che può essere utile. Ovviamente, la speranza mia e (credo) di coloro che leggeranno l’articolo sarebbe constatare che è stata voltata definitivamente pagina e che all’amarezza di cinque anni fa è subentrata una realtà confortante e ricca di opportunità.

Decidete voi….

Gualtiero Becchetti

 

-Televisione sì; televisione no. E’ ormai assodato, piaccia o non piaccia, che tutti gli avvenimenti sportivi (quelli pugilistici in testa) trovano il loro fondamentale sostegno finanziario nella presenza delle televisioni. Ai tempi di Rodolfo Sabbatini, Rino Tommasi, Vittorio Strumolo, Renzo Spagnoli e degli altri grandi promoter degli anni 50/60/70, la Rai cominciava a fare capolino a bordo ring, ma erano ancora gli incassi ai botteghini che rappresentavano la parte maggiore degli introiti. In poche parole, bisognava richiamare tanto pubblico per fare quadrare i conti e per ottenere ciò erano necessari programmi di alto livello altrimenti si andava incontro al “fiasco”. Poi, con l’avvento di molteplici reti televisive, il moltiplicarsi delle sigle mondiali e la creazione di un’infinità di titoli senza capo né coda, è cominciata la degenerazione…Quando le casse delle Tv erano ancora piene fu trasmesso di tutto e sempre ricompensato con generose “carriolate” di quattrini; se gli spettatori gradivano o non gradivano gli spettacoli trasmessi poco importava agli organizzatori, perché a palazzetti vuoti e ad incassi quasi azzerati facevano da contraltare i pingui contributi televisivi e quelli indotti dagli sponsor; non ci si rendeva conto purtroppo che molto spesso non era l’immagine positiva della boxe ad essere portata nelle case degli italiani, ma quella più deteriore, rappresentata da match scontati e di infimo livello, con protagonisti fasulli spacciati per campioni e che solo qualche anno prima avrebbero tutt’al più sostenuto le “aperture” nelle grandi manifestazioni che si svolgevano sul nostro territorio. In poche parole, la cassa di risonanza rappresentata dalle dirette pugilistiche non servì ad espandere il gradimento della gente, ma ad affossarlo. I combattimenti di serie A erano l’eccezione, quelli di terza categoria la regola. E’ passato molto tempo da allora e non si può più tornare indietro perché dalle gare di boccette sino alla finale dei Mondiali di Calcio, tutto passa attraverso la televisioni senza le quali il grande “giro” va in tilt. Però, a scompaginare le carte ci s’è messa la crisi economica globale e un ritorno di fiamma della boxe, data quasi per defunta sino a ieri e invece ritornata in auge in ogni angolo del mondo, con palestre piene e (come ho avuto modo di scrivere recentemente) tasche vuote per i “professionisti”, tali (almeno in Italia) perché combattono a petto nudo e non certo perché vivono della loro attività agonistica. Timidamente il pubblico, assai più giovane di quello di qualche lustro fa, ha fatto ritorno sugli spalti e poiché le televisioni sono economicamente all’asfissia per le ben note ragioni di crisi ma anche e soprattutto per gli scandalosi e pazzeschi sprechi di cui si sono rese responsabili quando le “vacche erano grasse”, i match che vengono ripresi dalle telecamere si sono improvvisamente diradati per cui i promoter devono (o dovrebbero) riproporre spettacoli almeno dignitosi per garantirsi un minimo d’incasso. Ma ora si è aperto inaspettatamente un altro problema. Per ridurre i costi, le Tv fanno commentare sovente i combattimenti dallo studio, in un’atmosfera sonnolenta e “fasulla” rispetto a quella che si respira a bordo ring, affidando il compito a giornalisti che, probabilmente loro malgrado, devono svolgere un compito per il quale non sono preparati; negli ultimi tempi siamo stati tutti testimoni di situazioni imbarazzanti: errori nell’assegnazione dei punteggi (round valutati con 5 punti anziché 10), non conoscenza dei criteri con cui vengono emessi i verdetti, disgressioni tecniche improntate palesemente all’improvvisazione, ecc…Il pugilato è uno sport strano, seguito spesso da persone che ne fanno quasi una sorta di religione per cui la cura, il rispetto, la pignoleria con cui vi si avvicinano è talvolta maniacale. A fronte di ciò, diventa ancora più stridente il contrasto con commentatori che (poveretti!) vengono gettati allo sbaraglio per parlare di una disciplina della quale ne sanno, quando va bene, come un qualsiasi sportivo da bar e talvolta pure meno. Vengono così esposti a brutte figure e tutto l’insieme ne esce deturpato, per primi proprio il pugilato e i suoi protagonisti, non gratificati da commenti adeguati, da un’atmosfera calda e reale e spesso costretti in luoghi più consoni ad un torneo di briscola che non a competizioni prestigiose. Allora? Allora verrebbe da dire che piuttosto di queste serate surreali sarebbe quasi meglio che la boxe non fosse trasmessa o si corre il rischio di disperdere quel “ritorno di fiamma” di cui ho accennato sopra. Non è che si pretenda l’impossibile; solo un po’ di rispetto e di professionalità per uno sport che ha ancora tantissimi estimatori, che muove interessi e che difficilmente fa cambiare canale anche a chi per caso vi si sintonizzi. Voci competenti ed aggiornate accanto ad un ring almeno dignitosamente curato sotto l’aspetto scenografico sarebbero già un ottimo risultato…Se poi sul ring si svolgessero sempre incontri all’insegna dell’ 1-X-2 sarebbe il massimo, ma per ora siamo disponibili ad accontentarci…

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