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Domenico Valentino: Ero pronto per il titolo italiano.lo voglio al più presto-

QUATTRO CHIACCHIERE CON DOMENICO VALENTINO

 Valentino in azzurro PPiano

Di Domenico Valentino (2-0, 1ko) come pugile sappiamo tutto. Sappiamo di una carriera incredibile tra i dilettanti cui è mancata solo la medaglia olimpica, e sappiamo di una scelta coraggiosa fatta ben oltre i trent’anni di tentare di fare qualcosa d’importante anche tra i professionisti. Il talento c’è, se reggono anche fisico e motivazioni per lui nulla può essere impossibile. Questo sabato, all’interno della grande serata di Pordenone messa in piedi da Mario Loreni, Valentino affronta Francesco Acatullo (9-7-1, 1ko), campano che fa parte di quella vasta schiera di pugili italiani fermi al confine tra essere un buon pugile o solo un onesto mestierante. Per Valentino comunque la cartina di tornasole per far vedere se su di lui si può immediatamente contare per qualcosa di serio.

-Domenico, ci risiamo. Questo sabato terzo appuntamento sul ring da professionista.

-Sono pronto. L’umore è buono e la condizione anche. Avrò di fronte un buon avversario e ne sono felice.

-Parliamone.

-Acatullo lo conosco bene, mi sono allenato diverse volte con lui. E’ un bravo ragazzo, non sta facendo la carriera che probabilmente si aspettava e spero proprio che non inizi a farla da sabato! Come al solito, poi, sarà il ring a dare tutte le risposte.

-Quanto è difficile affrontare in un incontro vero un pugile che si conosce bene per avervi fatto i guanti in più occasioni?

-Tra i dilettanti mi è capitato parecchie volte di affrontare pugili con cui avevo fatto sessioni di sparring. Diciamo che sta al pugile bravo riuscire a modificare la sua boxe quando si incontra gente che si conosce. E poi un conto è allenarsi, un conto è fare un match vero.

-A Pordenone alimenterai il sottoclou di una grande serata con tre titoli in palio…

-E’ una bellissima serata e anche io avrò l’occasione di mettermi in mostra, per far vedere alla gente quanto valgo. Alla mia età ogni chance va colta immediatamente al volo senza pensare.

-Quando Festosi ha dato forfait si sussurrava anche il tuo nome per fare da co-sfidante a Di Silvio per il titolo italiano…

-Lo so, e non so perché non sia toccato a me. Sarei stato pronto anche per quell’eventualità. Mi alleno sempre e mi alleno seriamente, anche per queste cose che possono capitare all’improvviso. Quando si aprono delle porte io devo sempre farmi trovare pronto per entrarvi. Non sono un novellino, ho vent’anni di pugilato alle spalle anche a grandi livelli. L’unico mio pensiero se avessi affrontato Di Silvio sarebbero stati i dieci round che non ho mai fatto. Sono arrivato a otto quando ho combattuto per le Atp, e non credo di avere poi problemi.

-Il titolo italiano quindi ti interessa…

-Certamente. Il pugilato, come la vita, è un continuo scalare, si inizia dai primi passi e poi si prosegue. Ho l’esperienza di un veterano e la voglia di un bambino, e il mio maestro mi sollecita sempre a lavorare come si deve, come se ogni incontro fosse il primo e più importante. Ho degli obiettivi, ci mancherebbe. Mi piacerebbe combattere per il titolo Europeo almeno. Quello Mondiale non so, se capitasse mi piacerebbe. Ma l’America è troppo lontana…

-Ultima domanda. Se un tuo amico, mettiamo Clemente Russo, ti chiedesse un consiglio sul passare professionista, tu cosa gli risponderesti?

-Glielo consiglierei, ma nella boxe bisogna sempre guardare avanti al prossimo obiettivo. Per me quello olimpico non c’era più, lui invece ancora desidera tentare. Clemente deve portare avanti i suoi obiettivi.   

Andrea Bacci

 
 
 
 

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