(Tony Yoka colpisce Jonathan Rice)
In Francia cominciano a trasparire perplessità su futuro del massimo Tony Yoka, neo professionista con appuntata al petto la medaglia d’oro delle Olimpiadi di Rio 2016. E' tipico di tutti noi latini portare in alto rapidamente i nostri beniamini per poi, altrettanto rapidamente, metterne in dubbio le qualità.
Il 25enne gigante parigino (è alto oltre due metri), aveva sollevato un entusiasmo che pareva avere riportato indietro l’orologio della boxe transalpina ai non remoti tempi d’oro di Jean-Claude Bouttier e Gratien Tonna, tanto che al suo debutto dello scorso Giugno un pubblico immenso aveva riempito il Palasport della Porte de Versailles, nella capitale. In quell’occasione aveva facilmente sconfitto per ko lo statunitense Travis Clark. Sabato scorso Yoka ha sostenuto il secondo combattimento a torso nudo e di nuovo la partecipazione degli sportivi è risultata eccezionale. Lo Zenith di Parigi era stracolmo in ogni ordine di posti e a bordo ring si è notata la partecipazione di numerosi vip dello sport, dello spettacolo, della politica e della finanza. I problemi sono cominciati, per l’olimpionico, quando è salito tra le sedici corde il poderoso massimo 30enne di Los Angeles Jonathan Rice, un atleta “vero”, alto quasi quanto il francese di sei vittorie (4 per ko), due sconfitte e un pareggio che hanno fatto immediatamente intuire come fosse di tutt’altra “pasta” rispetto a Clark. Senza essere ovviamente nulla di più che un onesto pugile ma con la voglia di vincere, lo statunitense ha preso fiducia quando s’è accorto che il suo destro arrivava a bersaglio frequentemente e Yoka, pur in possesso di un lunghissimo sinistro, non usava tale arma per impedirne gli attacchi. Probabilmente intimidito da un rivale più duro del previsto e avendo preso coscienza che tra dilettantismo e professionismo c’è un baratro, il transalpino s’è adagiato in una sorta d’apatia, evidenziando inesperienza e anche una stanchezza sproporzionata al ritmo del combattimento, mentre tra i suoi tifosi ha cominciato a serpeggiare molta preoccupazione sull’esito del match. Buon per lui che Rice non era al meglio della condizione atletica e negli ultimi minuti del match ha perso vigore...
Il problema di Tony Yoka è che, malgrado l’imponente struttura fisica, non ha la potenza che ci si potrebbe aspettare guardandolo. Anche da dilettante i suoi maggiori successi li ha colti con la mobilità e la rapidità dei riflessi, perché nello scontro duro aveva (e tuttora ha) tutto da perdere. Forse in palestra stanno cercando di aumentargli la pesantezza dei pugni, ma il rischio è quello di puntare su una qualità con cui si nasce e che non si acquisisce se non in minimi termini, trascurando invece i suoi talenti naturali che sono appunto la velocità, il colpo d’occhio, l’agilità delle gambe e il buon uso del jab.
Se Yoka si rassegnerà al fatto di non essere un “puncher” e supplirà con le proprie armi a tale difetto, certamente rilevante tra i massimi professionisti, per prepararsi a scalare le alte vette internazionali, le chance non gli mancano. Ma se preferirà invece percorrere la strada della potenza, allora rischia che un qualsiasi Jonathan Rice possa sbarrargliela, Sì, perché non va dimenticato che sul verdetto sancito a suo favore sabato scorso al termine di sei round grava anche qualche perplessità da parte di parecchi addetti ai lavori e di spettatori presenti (al di là dei generosissimi punteggi dei giudici, l'ultima ripresa é stata la sola in cui é effettivamente é stato superiore al rivale).
Però, se é vero che dagli errori s'impara, allora é meglio per Yoka averli commessi ora che é all'inizio della carriera. C'é tutto il tempo di riflettere e di rimediare.
