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Vignoli, Kaba, Zgurean: tre professionisti bolognesi nel S.Stefano di Bologna

Vignoli, Kaba, Zgurean: tre professionisti  bolognesi nel Santo Stefano di Bologna
 
di Maurizio Roveri
La Pugilistica Tranvieri c’è. C’è sempre, nel tenere in vita e sorreggere la bella e antica tradizione del “Santo Stefano pugilistico” a Bologna. Ma quest’anno, ad affiancare nel suo sforzo organizzativo la Tranvieri, s’è aggiunta - e in maniera energica - la Boxe Le Torri del maestro Paolo Pesci che ha sostenuto economicamente la parte “professionistica” più sostanziosa. 
La Tranvieri aveva già programmato per il 26 dicembre il rientro sul ring, dopo due anni di inattività, del suo apprezzabile peso leggero Manuel Vignoli. Organizzando dunque un collaudo abbastanza impegnativo per verificare l’attuale condizione fisica e mentale del proprio pugile.
Paolo Pesci - al tempo stesso - aveva la necessità di far combattere i suoi “gioielli” Arblin Kaba e Pavel Zgurean in quest’ultima parte dell’anno. Il “Santo Stefano” sul ring dello Sferisterio è diventata l’opportunità giusta. Ed ecco che dalla collaborazione fra le due Società bolognesi è nato un… Santo Stefano pugilistico davvero speciale quest’anno per la città delle Due Torri.
Sì, speciale. Perchè è da una vita che non andava in scena a Bologna una riunione con interpreti  - contemporaneamente - tre pugili professionisti bolognesi.
Il peso leggero Manuel Vignoli, il superleggero Arblin Kaba e il peso medio Pavel Zgurean. Ragazzi di valore. Sorretti da intense motivazioni e da un profondo amore per la Noble Art. Insomma, da seguire, da apprezzare, da sostenere. Sono bravi, giovani e con ampi margini di miglioramento.
Sembra un sogno. Invece è realtà. Tre giovani pugili professionisti bolognesi nella stessa riunione. 
Da quanto tempo non accadeva? Già, da quanto tempo non accadeva? La curiosità mi ha spinto ad una laboriosa ricerca. Non è stato semplice, ma ci sono arrivato. 
E dunque, saliamo a bordo della macchina del tempo e corriamo indietro di… trentanove anni! 
Già: era il Santo Stefano del 1978. Il tempio della boxe, il palasport di Piazza Azzarita, il “Madison Square Garden” bolognese. Sì, è stato il pomeriggio dell’ultimissimo combattimento di un indimenticabile guerriero, il peso massimo Dante Canè, il pugile-salumiere, semplice e umile, immagine di simpatia e di sacrificio. I bolognesi gli hanno voluto bene, per la generosità, la passione, il coraggio. E’ stato 10 volte campione d’Italia dei massimi. Un record. Quel giorno di Santo Stefano del ’78 “Dantone” (così simpaticamente lo chiamava la gente) tentò di sfidare l’età e un giovane pugile emergente, potente, lanciatissimo e nel pieno delle forze fisiche. Canè, vecchio guerriero con tante battaglie sulle spalle, non poteva in quel momento, all’età di 38 anni, avere la freschezza e il ritmo per arginare l’uruguagio-spagnolo Alfredo Evangelista. Ci provò, all’inizio, portando un colpo che sorprese Evangelista e per un attimo gli fece male. Il baldanzoso spagnolo capì che quel veterano pugile italiano andava affrontato con rispetto e concentrazione. E quando Evangelista cominciò ad aumentare il ritmo e a dare intensità alla sua azione e ai suoi cazzotti, Dantone ebbe la saggezza di chiudere dentro un cassetto l’orgoglio e ad un certo punto del match dire “basta”. Non c’è niente di male, quando si ha dato tutto. La grandezza di un pugile sta anche nella capacità di terminare la carriera nel momento giusto. Il ritiro lo annunciò proprio da lassù, in mezzo al ring, un microfono in mano. E tutta la gente he gremiva il palasport di Bologna capì. No, i bolognesi non erano delusi. Ringraziarono - con un commovente lungo applauso - il loro Dantone per i tanti anni di sacrifici, di battaglie, di fatiche e per le emozioni che aveva saputo trasmettere. 
Nei match di contorno d quel Santo Stefano pugilistico c’era anche Lucio Cusma, bolognese, un ex-ragazzo di strada che imparò la disciplina grazie alla boxe e agli insegnamenti del maestro Italo Bellini nella palestra della Tranvieri. Cusma addomesticò Traini vincendo chiaramente ai punti. Non tanto tempo dopo, Lucio sarebbe diventato campione d’Europa dei pesi leggeri confezionando un memorabile match contro Joe Gibilisco a Capo d’Orlando. Tornando al 26-12-1978 sul ring in quella riunione professionistica c’era anche Mario Ficano, anche lui pugile della Tranvieri: venne sconfitto da Marino Angeli imolese di Borgo Tossignano. 
Andando ancora più indietro nel tempo si arriva al “Santo Stefano”del 1961. Protagonisti l’elegante Alfredo Parmeggiani (11 vittorie in altrettanti match, fino a quel momento) che sconfisse ai punti Charles Douglas in 10 round. Poi Raimondo Nobile il campione dei piuma che ebbe la meglio ai punti su Teixeira. E c’era un terzo “eroe” bolognese di quegli anni ruggenti del pugilato petroniano, il peso medio Remo Carati. Pensate che fece parte di quella riunione - programmata su 5 match professionistici - anche il toscano Sandro Mazzinghi, che vinse il suo match per KO al 2° round.
Ma torniamo all’oggi, all’attualità. Al Santo Stefano 2017 e ai tre professionisti bolognesi che saliranno sul ring dello Sferisterio in un appassionante pomeriggio pugilistico (7 incontri dilettantistici nel “contorno”). 
VIGNOLI - Manuel Vignoli, 26 anni, era arrivato nella palestra della Tranvieri da ragazzetto. La palestra, gli attrezzi, il ring, l’emozione nell’indossare i guantoni, studiare i movimenti e gli spostamenti, imparare a portare i colpi. Tante cose di quell’ambiente lo affascinavano. L’atmosfera del pugilato, innanzitutto. I tecnici che da una vita lavorano lì nella palestra di via di Saliceto, Sergio Rosa e Sergio Di Tullio, hanno coltivato quel ragazzo. Con passione e costanza lo hanno formato pugilisticamente. Giorno dopo giorno, anno dopo anno.  Io ho visto Manuel salire la prima volta sul ring, un decina di anni anni fa o poco più. E poi crescere, magari a piccoli passi, fino a diventare un pugile dilettante di buon livello. 
Vignoli, con la semplicità dei ragazzi di montagna, è da apprezzare per la costanza con la quale tutti i giorni, terminata la scuola, andava a prendere il treno e da Lagaro (dove vive), nell’Appennino bolognese, arrivava alla stazione di Bologna. Poi a piedi, con il borsone, a piedi fino alla palestra della Tranvieri. Ogni giorno, per anni. 
Nel 2015 si è sentito pronto per…saltare il fosso. Niente più dilettantismo. Diventa Neo-Pro. Tre match. Il debutto è okay, un successo limpido. Al secondo combattimento accetta di sfidare Davide Festosi, l’idolo della boxe padovana, proprio in casa sua. E regge il confronto. Perde, ma con molto onore. Gadagnandosi anche applausi. Oggi Festosi è il campione d’Italia dei pesi leggeri! Il terzo match Vignoli lo combatte il 4 luglio 2015 a Castiglione dei Pepoli, un successo convincente contro Glauco Cappella. 
Problemi personali, e anche di lavoro, inducono Manuel a sospendere l’attività pugilistica. Si ferma. Non è, però, un ritiro. Rimane inattivo per due anni. Una sosta lunga per un pugile. Il rischio, in questi casi, è quello di perdere il ritmo, il colpo d’occhio, i riflessi, soprattutto crescere di peso. 
Invece, quando Manuel Vignoli qualche tempo fa si è riaffacciato sull’uscio della Tranvieri raccontando che voleva riprendere e ripartire (“La boxe mi manca, mi sentivo meglio fisicamente e anche mentalmente quando ero in attività”, ha cndidamente spiegato), i maestri Sergio Di Tullio e Sergio Rosa hanno potuto constatare che fisicamente era a posto, che non ha messo su neanche un chilo in più e pertanto rimane nella categoria dei pesi leggeri. E’ ancora lui. Tecnicamente con le sue qualità, i suoi difetti, i suoi limiti, il suo spirito combattivo, la solidità fisica. E ora, nuovamente, con intense motivazioni. Per cominciare un’altra avventura. Verso nuove sfide.
Per questo rientro, la Tranvieri non gli ha scelto un avversario di comodo. Lorenzo Calì è impegnativo. un ragazzo che sa stare sul ring. Ma come? - potrebbe obiettare qualcuno - se non ha mai vinto…  Vero, però i record vanno anche interpretati. Il lombardo Calì ha 11 match, 9 sconfitte e due pareggi. Tuttavia è pugile decoroso, accetta la battaglia, non si tira indietro, e combatte spesso fuori casa. Non ha mai perso prima del limite. E’ in ritmo, poichè - mentre Vignoli nell’estate 2015 si fermava - Lorenzo Calì ha disputato una decina di match, l’ultimo nei giorni scorsi (15 dicembre) a Livorno, sconfitta ai punti in 6 round. 
Kaba le Torri 2017
 L’imbattuto superleggero Italo-albanese Arblin Kaba, cresciuto alla Boxe Le Torri.
 
KABA - Arblin Kaba, 23 anni, italo-albanese, prodotto pugilistico della Boxe Le Torri del maestro Pesci, è il miglior pugile professionista che ha Bologna. E fra i più interessanti pugili emergenti della boxe italiana. infatti… si fa una fatica boia a trovargli avversari, in Italia tutti cercano di evitarlo. Eppure ha soltanto quattro combattimenti alle spalle: tre da Neo-Pro e uno da Professionista. Però nell’ambiente lo sanno tutti che Kaba ha pugno pesante, è un superleggero dotato di notevole fisicità. E soprattutto è veloce. C’è scelta di tempo, c’è rapidità, c’è precisione nelle combinazioni di colpi che porta con bella naturalezza. E’ cresciuto tanto nello spazio di un paio d’anni. 
Per crescere ancora, e poter diventare un campione, ha bisogno di svolgere un’attività intensa. Ha necessità di combattere con regolarità. Non è semplice se… in tanti dicono “no” alla proposta di affrontare l’italo-albanese. E allora Paolo Pesci fa i salti mortali, tira fuori di tasca sua 3800 euro pur di far combattere i suoi ragazzi - Arblin Kaba e Pavel Zgurean - sul ring dello Sferisterio nel pomeriggio di Santo Stefano. Gli avversari ha dovuto cercarli all’estero, e non sono costati poco. Sono due slavi, gli avversari dei ragazzi della Boxe Le Torri. 
L’avversario di Arblin Kaba si chiama Milovan Dragojevic, è molto giovane, 20 anni, nato a Nis in Serbia e residente a Podgorica nel Montenegro. Pochi match e nessuna vittoria (1 pari e 2 sconfitte), tuttavia non fa soltanto boxe, mi dicono che sia abituato alle battaglie delle MMA, cioè le Mixed Martial Arts, quel free fight che è combattimento a contatto pieno con l’utilizzo  di tecniche di percussione e tecniche di lotta. Bisogna essere mentalmente duri per combattere nelle MMA. 
Kaba non sottovaluta nessuno e non lo farà neppure con il ragazzo di Podgorica. Arblin possiede una grande capacità di concentrazione e di controllo. Controllo del match e controllo dei nervi. E’ pugile intelligente e concreto, e pertanto efficace anche sotto l’aspetto tattico. Il gancio destro di Kaba può essere micidiale.
ZGUREAN - Radici moldave, Pavel Zgurean vive già da parecchio tempo a Bologna, è qui che ha fatto gli studi, è qui che lavora e che ha imparato la boxe (inizialmente era alla Regis, poi è passato alla Boxe Le Torri). Parla un italiano perfetto e brillante, meglio di gran parte degli italiani. Peso medio, 22 anni, bella struttura fisica, pugno potente, carattere duro, ha sostenuto 4 combattimenti: 2 le vittorie, 2 le sconfitte. Sta acquisendo esperienza, deve diventare più mobile e più rapido di braccia. Il tempo c’è. ha appena ventidue anni. E c’è da supporre che migliorerà tanto, perchè Pavel possiede una straordinaria etica del lavoro. ore e ore in palestra. Il suo avversario, Sladjan Dragisic, è più esperto. E’ nato a Vranje (Serbia) 31 anni fa, da professionista è salito sul ring 10 volte: 3 match vinti e 7 perduti. E’ stato due volte invitato a combattere in riunioni svoltesi al Teatro Principe di Milano.

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