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Se non cambierà la governance, il CIO cancellerà la boxe dai Giochi

di Dario Torromeo

Il pugilato rischia grosso, ma l’Associazione mondiale che lo gestisce (AIBA) sembra non curarsene. A spingerla verso una direzione diversa da quella attuale non sarà solo la minaccia di esclusione dai Giochi di Tokyo 2020, ma anche e soprattutto il taglio definitivo dei contributi. Con l’attuale situazione finanziaria l’AIBA non si può certo permettere di riunciare ai diciotto (18) milioni di dollari annui che riceve dal Comitato Olimpico Internazionale.

Il CIO è stato molto chiaro, il messaggio è partito senza possibilità di imcomprensioni.

“A causa dell’urgenza di garantire passi forti e positivi per affrontare i problemi, il Comitato Esecutivo del CIO ha deciso di mantenere la sua posizione, che include la sospensione continua dei contributi finanziari all’AIBA e il diritto di rivedere l’inclusione del pugilato nel programma dei Giochi olimpici di Tokyo 2020. Un’ulteriore revisione dello stato dell’AIBA sarà condotta dal CIO durante la sua riunione a Tokyo, dopo il Congresso AIBA programmato per il 2 e 3 novembre”.
Questo l’annuncio di ieri, oggi ha ribadito la posizione: “I progressi compiuti dall'Associazione Internazionale di Boxe (AIBA) sono stati riconosciuti, ma viste le numerose discussioni ancora in corso all'interno della Federazione su questioni finanziarie, imminenti elezioni e misure di buon governo, il CE del CIO continua a riservarsi il diritto di rivedere l'inclusione del pugilato nel programma Tokyo 2020”.
La chiave di lettura è nelle date.
Il Congresso Elettivo dell’AIBA è in programma il 2 e il 3 novembre, solo allora sapremo il destino della boxe olimpica. Eppure il CIO avrebbe già potuto pronunciarsi nella 133esima sessione che terrà a Buenos Aires l’8 e 9 ottobre.
Avrebbe potuto farlo in altre tre occasioni, quando ha ricevuto altrettanti rapporti dell’AIBA: 31 gennaio, 30 aprile, 18 luglio.
Il problema è che l’Associazione Mondiale di pugilato non ha mai risposto nella maniera in cui il CIO avrebbe voluto alla madre di tutte le domande: “Sarà nel rispetto delle regole il problema della governance?”

La voglia di uscire da un imbarazzante equivoco è tanta.

L’attuale presidente a interim dell’AIBA è Gafur Rakhimov.
Il prestigioso quotidiano britannico Guardian ha scritto: “Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti lo ha definito uno dei principali criminali del suo Paese, una persona coinvolta nel traffico di eroina collegato al gruppo criminale Thieves-in-Law”.
Gli Stati Uniti gli hanno negato il visto d’ingresso.
Il CIO non accetterà che questa persona resti alla guida del movimento e, ma questo non lo ha chiesto, credo che lo stesso farà con chi lo ha difeso e appoggiato.

L’AIBA finora si è schierata a difesa del dirigente: “È vittima di una campagna diffamatoria, non è mai stato condannato per alcun crimine”.
Questa la situazione.
Se l’AIBA confermerà Gafur Rakhimov alla presidenza e gli affiancherà le persone che ne hanno assecondato la politica, il CIO, scegliendo a supporto della decisione una spiegazione meno diretta, taglierà definitivamente i contributi e cancellerà il pugilato dai Giochi Olimpici.

Il prossimo appuntamento è per il 2 e il 3 novembre, sarà in quei giorni che conosceremo le decisioni prese dall’AIBA.

Quelle del CIO sono chiare fin da oggi.

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