Rientro da un ritiro presto smentito

Quando Roman Gonzalez perse in modo rovinoso il secondo incontro contro Sor Rungvisai e annunciò il ritiro dalla boxe scrivemmo che eravamo contenti di questa decisione ma dubitavamo che sarebbe stata definitiva. Non è un gran vanto l'averci azzeccato, i pugili sono come i marinai riguardo alle promesse quando si tratta di ritiri. Ed è così che a distanza di poco più di un anno il 31enne nicaraguense, che per un certo periodo è stato senza dubbio il miglior pugile del pianeta, ritorna sul ring a Las Vegas nel sottoclou della rivincita fra Golovkin ed Alvarez. E' un rientro, come dire, abbastanza "furbo", o per meglio dire prudente pur non sembrando tale ad occhi inesperti perché avviene contro Moises Fuentes, un messicano di 30 anni che, come lui, viene dalle categorie inferiori a quella dei supermosca dove Gonzalez ha conosciuto l'amaro sapore della sconfitta. Fuentes è uno che ha conquistato titoli di sigla che se fossero davvero, come le stesse sigle dichiarano, mondiali non lo avrebbero difatti mai premiato. Attualmente Fuentes non è neppure classificato dal Transnational Boxing Rankings Board che, come è noto, dei titoli di sigla non tiene nessun conto.

Intendiamoci, Fuentes è un buon pugile che però si è sempre fermato di fronte ai migliori avversari, leggasi Daiko Higa o Donnie Nietes per tacere di altri. Non ha la mano pesante e non è il miglior modello di resistenza. In sostanza è un pugile che non dovrebbe far correre soverchi rischi a Gonzalez ma che potrebbe batterlo se il nicaraguense, secondo pugile di sempre del suo Paese, fosse davvero al lumicino. Il problema del Gonzalez di un anno fa era la ridotta velocità e soprattutto l'incapacità di leggere i colpi avversari e pure di tenerli pur considerando la fama di picchiatore di Rungvisai. Sono problemi che difficilmente si superano una volta presentatisi. Tocca a Gonzalez smentirci e, credeteci, ne saremmo lieti. Ma per farlo serve una vittoria prima del limite e di quelle veloci e definitive.