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Storia di Fielding, Rocky per caso. Tante gioie, qualche dramma e una delusione

rock

 

di Roberto Gentili

Rocky Fielding (27-1-0, 15 ko) è uno diquei campioni del mondo che non godono di certo di popolarità mondiale. Sabato 15 dicembre difenderà il titolo WBA dei supermedi contro Saul Alvarez (50-1-2, 34 ko), re incontrastato della pay per view, al Madison Squadre Garden di New York. Parte sfavorito nei pronostici, i bookmakers pagheranno 8/1 una sua eventuale vittoria su Canelo. 

Viene da Liverpool dove, giorno dopo giorno, tra sacrifici, sangue, allenamenti massacranti, colpi dati e incassati, si guadagna da vivere per la famiglia: la moglie Jessica, il piccolo Ralphi e l’ultima arrivata Romi. Bravo ragazzo e combattente spesso circondato da un frustrante anonimato, Fielding non si chiama Rocky, ma Michael.

Quel nome, Rocky, gli rimane addosso quando, ancora neonato, suo padre e un amico di famiglia vedendo quel bebè pesare 4,6 kg, lo chiamano subito “The Rock": la roccia.

Scopre la boxe a 9 anni. È il papà, ex calciatore che ha vinto la FA Youth Cup del 1984 con l’Everton, a insegnargli i primi rudimenti. Da lì il colpo di fulmine. Per un anno si divide con il calcio, sostenendo anche provini con l’Everton e il Liverpool ma è la magia delle 16 corde a prevalere.

Inizia alla Stockbridge ABC (Amateur Boxing Club) raggiungendo le finali del campionato inglese dilettanti nel 2007 e nel 2008 come superleggero. A 23 anni diventa professionista, a quella età Canelo aveva già vinto il mondiale dei leggeri e disputato 43 incontri, compreso quello contro Mayweather.

“Non avevo promoter, manager o persone del genere. Il primo incontro è stato in un centro ricreativo e la borsa non è stata superiore a un paio di centinaia di sterline, appena sufficiente per ripagarmi dei soldi spesi per la benzina per andare in palestra ad allenarmi” dice Fielding.

I primi tre match li combatte da massimo leggero e il suo nome rimane confinato a Liverpool fino a quando, dopo appena quattro incontri, è convocato con cinque soli giorni di preavviso per lo show Prizefighter di Sky Sports. Quella notte diventa il primo e unico pugile a vincere tutti e tre i combattimenti prima del limite.

“Il mio ultimo incontro era stato in una discoteca di Preston per poco più di 500 sterline e improvvisamente, in una notte, ne avevo guadagnate 32.000” ricorda.

Nel 2012 arriva la conquista del titolo britannico dei supermedi e successivamente quello del Commonwealth contro Mohammed Akrong ma, proprio quando le cose sembrano andare per il meglio, ecco la sconfitta per kot alla prima ripresa nel derby di Liverpool contro Callum Smith, in un match valevole per il Silver WBC dei supermedi.

Il giorno dopo la madre gli rivela di avere un tumore.

“All’improvviso la sconfitta non contava più nulla. Mi dovevo solo occupare di lei, volevo e dovevo essere il suo supporto e la sua forza. Doveva farcela.”

Da vera roccia, fedele al suo soprannome, Rocky inizia la salita dividendosi tra gli allenamenti, l’ospedale e la famiglia. Meno di sei mesi e sale di nuovo sul ring per sconfiggere ai punti in dodici round l’ex campione europeo Christopher Rebrasse, dopo aver incassato un knock down nel finale della seconda ripresa.

“Era stata una dura lotta, proprio come volevo. Non ero lì per la ricevere complimenti o per fare sparring, quel match mi ha mostrato quello che volevo sapere e quello che dovevo fare.”

Continua a vincere, cercando di meritare incontro dopo incontro una chiamata per il mondiale. Vince e difende nuovamente il titolo britannico, ma arriva un altro duro colpo fuori dal ring.

Oliver Harrison, suo allenatore sin dall’inizio della carriera, deve combattere la stessa battaglia della madre. Fielding è costretto a cambiare maestro, si trasferisce a Manchester nella palestra di Jamie Moore.

A giugno di quest’anno arriva la tanto attesa chiamata, solo cinque settimane prima del titolo. Va ad Offenburg, nel sud della Germania, per tentare di strappare il mondiale WBA dei supermedi a Tyron Zegue, vecchia conoscenza italiana per le due sfide mondiali contro Giovanni De Carolis.

Il sogno diventa realtà, in terra straniera per la prima volta in carriera, Rocky diventa campione del mondo vincendo per kot 5. Da quel match il grande pubblico si accorge finalmente di lui.

Fielding commenta: ”Si, quella notte è stata perfetta, ho disputato un grande match”

Una volta rientrato a casa, Rocky, insieme a Moore, va a trovare il vecchio maestro per mostrargli la cintura, rendendolo giustamente partecipe del successo.

“Non troverai un uomo migliore di Rocky nel mondo della boxe” dice Moore “È un uomo di sani principi, legato alla famiglia e senza grilli per la testa. A dispetto del cliché che vuole il pugile spesso al centro di problemi con la legge, Rocky non è mai stato coinvolto in risse, nè ha avuto a che fare con la legge."

Tempo di riposarsi un po' ed ecco la possibilità che può cambiarlgi la vita, la sfida con il pugile più in vista del momento: Saul Canelo Alvarez.

“Quando Jamie mi ha chiamato ero a letto con Jessica e i miei figli e ho subito pensato a uno scherzo, ma appena ho capito che non lo era ho faticato a crederci. Mi sentivo come un bambino a Natale. Canelo? È il numero uno. Anche Joshua lo è, ma Canelo è mister pay per view! L’anno scorso sedevo dietro di lui al match di Carl (Frampton, ndr) contro Jackson, gli ho chiesto di fare un selfie e ora lo affronterò. È incredibile! So cosa pensano i tifosi e cosa prevedono i bookmaker, ma sul ring può accadere di tutto. Non lascerò che la pressione giochi brutti scherzi nei miei confronti. Al primo confronto ho notato la differenza di altezza, 12 centimetri in mio favore, e mi sono sentito più calmo. Se non fossi convinto di potercela fare, non avrei accettato. Da dieci settimane penso solamente al match, sono sicuro di avere nelle mani l’occasione giusta.”

La riunione in Italia sarà trasmessa da DAZN a partire dalle 24 della notte tra sabato e domenica.

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