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Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi prima della loro "storia infinita "

NINO BENVENUTI E SANDRO MAZZINGHI, IL PIU' GRANDE CONFRONTO TRA PUGILI ITALIANI NELLA STORIA DELLA BOXE

Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi sono stati i protagonisti della più famosa rivalità sportiva nella storia del nostro pugilato. Nel libro I DUE NEMICI (Ultra edizioni, 2018) Andrea Bacci opera questo ritratto di entrambi i contendenti e le caratteristiche di ognuno, prima che si tenessero i due importantissimi match tra di loro.

 Risultati immagini per Nino Benvenuti   vs Sandro Mazzinghi  boxing  photos

Mazzinghi è l'uomo che non ti aspetti, il pugile che nessuno considera ma che con una volontà sovrumana e una capacità non solo fisica ma anche morale e sicuramente di buona guida “politica”, te lo ritrovi al massimo possibile senza che, tra poco, si sappia chi sia. Nato e cresciuto quasi in povertà, Sandro ha avuto la fortuna di avere Guido come fratello, una mancata star della boxe italiana, feroce picchiatore che ha installato in lui la propria stessa mentalità, di arrivare, di vincere, di superare tutto e tutti qualsiasi sacrificio sia necessario. Mazzinghi ha una carriera dilettantistica buona, ma lontana da quella da prime pagine dei giornali avuta da Benvenuti. Non è personaggio, ha un carattere chiuso, quasi scontroso, non fa assolutamente nulla per farsi benvolere dalla stampa o dai poteri forti della boxe italiana, soprattutto dalla Federazione. Però attira la simpatia di un determinato pubblico, che da quello locale toscano diventa immediatamente nazionale, per la sua boxe aggressiva, all'americana, con una tecnica certo non sopraffina ma sufficiente per star bene sul ring e poi mettere in campo i doni particolari di un coraggio sconfinato e di una capacità di resistere ai colpi avversari al limite dell'incoscienza. Non ha il colpo singolo da ko, quello definitivo se arriva bene a segno, come paradossalmente ha Benvenuti, ma è un demolitore che l'avversario lo sconfigge prima nell'anima poi lo umilia fisicamente, demolendolo lentamente e inesorabilmente. Se Benvenuti in ogni match spesso non si scompone nemmeno un singolo capello in testa, è difficile invece che Sandro Mazzinghi termini senza essere pesantemente segnato soprattutto in faccia e sugli occhi. Fuori dal ring Sandro si rintana nella sua vita privata, non si concede alle luci della ribalta o alle pagine dei rotocalchi, ha pochi amici fidati e parla pochissimo. Mazzinghi e chi lo gestisce, un buon manager e una organizzazione discreta fatta di buoni consiglieri, sa che l'unica strada per lui, non toccato dalla grazia pugilistica e da una capacità di vendere perfettamente se stesso, è quella di dare alla gente un particolare prodotto che altri non danno. Alla gente che paga per andarlo a vedere Mazzinghi dà violenza, coraggio, aggressività, anche sangue e fiumi di sudore. Non è una boxe che faccia impazzire gli addetti ai lavori, ma la gente apprezza e il suo nome in men che non si dica diventa famoso in tutta Italia. Tommasi lo ingaggia per alcune delle sue manifestazioni, poi soprattutto con le vittorie francesi e con qualche americano ben scelto appositamente, Sandro si fa conoscere anche all'estero e gli uomini che gli sono vicini, soprattutto Borghi, Strumolo e Klaus, quelli che hanno denaro e conoscenze in giro da investire su di lui, fanno la loro parte. Un pugile passato professionista quasi tra il disinteresse generale, non fosse stato che era il fratello di Guido Mazzinghi, si ritrova due anni dopo, improvvisamente, non solo a combattere per un titolo mondiale, ma anche a vincerlo e a difenderlo dall'altra parte del mondo. Non è il titolo mondiale dei medi, quello che assicura il passaggio alla gloria eterna della boxe, ma è pur sempre una cintura iridata, magari non prestigiosissima ma pur sempre qualcosa che accende la fantasia della gente e dei tifosi. Sebbene la logica pugilistica e quel particolare sport che si chiama “denaro, opportunità e affari” dica che sarebbe opportuno che i due, Benvenuti e Mazzinghi, facciano carriere del tutto separate senza mettersi l'uno contro l'altro perché una sonora sconfitta non farebbe bene né a l'uno né all'altro, un'altro tipo di logica, quello del tifoso che certamente pagando il biglietto contribuisce ad alimentare lo sport di cui sopra, “denaro, opportunità e affari”, vuole che prima o poi ci sia questo grande evento, questo grande match: Benvenuti contro Mazzinghi, meglio se per un titolo di una certa importanza, come quello mondiale.

Pugilisticamente parlando Benvenuti è il classico boxeur completo, perfetto con entrambe le mani. E' “calcolatore e preciso, freddo come una lama”, qualsiasi cosa faccia l'avversario lui sa come comportarsi, usando “spostamenti laterali, schivate millimetriche, momentanee ritirate strategiche, per poi schiantare il nemico”, soprattutto con i suoi colpi preferiti, “il gancio sinistro folgorante o un diretto destro velenoso”. Chiaramente, anche visto quanto spenda la moglie Giuliana in beni voluttuosi, è molto attento alle borse che via via gli danno. Mazzinghi è invece pugile diametralmente opposto, non fa mai questioni “né di borsa né, tanto meno, di avversari”, non ha grandissima tecnica, grandissimi mezzi fisici e nemmeno un movimento eccellente di gambe o di busto, però colpisce senza tregua con entrambe le mani, non fa una piega ai colpi subiti e quasi non si concede pause se non quelle necessarie per respirare. Non si rifugia in clinch, non fa calcoli, ma colpisce solamente, asfissiando letteralmente l'avversario. E' “un guerriero senza paura, un uomo di spettacolo, un pugile inimitabile quanto a forza pura ma anche a intelligenza tattica benché, su questo punto, i critici siano sempre stati dubbiosi”. E' vero che prende troppi colpi, ma alla fine e il risultato che conta e il fatto che a cadere sia l'avversario. Per farla semplice, se Benvenuti non denota particolari punti deboli ma una personalità e una boxe al limite dell'arte perfetta, Mazzinghi fa storcere il naso per qualche lacuna difensiva che nasconde con il coraggio e l'aggressività. Se Benvenuti è un Raffaello del ring, un uomo dal tocco divino, cortigiano, elegante, sereno e imperturbabile, benché perfetto e potente, Mazzinghi è un Caravaggio pugilistico, personaggio turbolento, irascibile, impetuoso, che usa il dramma per colpire l'occhio e l'immaginazione del pubblico. Mettere sullo stesso ring due così, come su di una stessa tela, sarebbe il fatto più incredibile nella storia della boxe italiana.

 

Estratto del libro I DUE NEMICI. NINO BENVENUTI E SANDRO MAZZINGHI, LA SFIDA INFINITA di Andrea Bacci (Ultra, 2018).
Bacci andrea settembre 2918

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