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Il Ferragosto di Angelo Musone, Evander Holyfield e Dwight Braxton, tanti anni fa…

HolyfieldOcasio

Anche per gli appassionati di boxe, per quanto “malati”, il Ferragosto rappresenta un giorno di festa, di cibo da condividere con gli amici, di libagioni talvolta eccessive e soprattutto votato alla famiglia e alla “pancia all’aria”, vuoi che ci si trovi al mare, in montagna o sul divano di casa.
Eppure, non sempre é stato così! Non serve andare a scoprire ciò che accadeva in paesi dove le tradizioni non hanno nulla a che fare con le nostre “Feriae Augusti” (Festività di Augusto) e quindi il 15 Agosto è un giorno uguale agli altri. E non serve neppure andare a consultare libroni impolverati in cui spulciare gli eventi pugilistici dei tempi in cui “Berta filava”.
Basta fare un salto nel 1987 per constatare che anche nella data oggi ritenuta più assurda per una manifestazione di boxe “nostrana” (o quasi…), gli amanti della Nobile Arte trovavano l’occasione giusta per sedersi a bordo ring. Non vogliamo fare cronache di combattimenti ormai affidati alle pagine degli annuari, ma semplicemente rammentare un evento per certi versi curioso.
In quella sera, infatti, ebbe luogo un “gala” al Parking del Nuovo Porto di Nizza.
Quando il sole era quasi sparito oltre la linea blu scuro del mare, disperdendo gli ultimi bagliori dell’iride nel cielo e sull’acqua, la gente cominciò ad arrivare. C’era di tutto, a simbolo di un’umanità che più varia non poteva essere. Dal turista alla buona in bermuda e sandali, arrossato e accaldato con moglie e figli al seguito, all’elegantissima fanciulla appena scesa da uno dei tanti hotel “superstellati” del lungomare; dal magnate e la sua ricca corte sbarcati dal panfilo attraccato al largo, al tifoso ansioso solo di udire il suono del gong; dagli artisti e politici famosi, sapientemente impegnati a fingere di non farsi notare, ai giovani con il panino stretto tra le mani acquistato in un salumificio economico della periferia.
A breve distanza, la stupenda Promenade des Anglais, ancora lontana nel tempo dall’essere sfregiata da un terrorismo ubriaco di sangue e di follia …Ma questa è un’altra storia.
Il primo incontro di apertura della manifestazione, praticamente monopolizzata dai pesi massimi-leggeri, vedeva all’opera un pugile di casa di cui si diceva un gran bene e di radici tunisine, Taoufik Belbouli (20-1-0; 15 ko), però già 34enne e quindi obbligato ad una scalata rapida verso i vertici. Aveva perso ai punti Parigi solo da Yawe Davis (dice niente questo nome?), ma il povero statunitense Ricardo Spain non aveva proprio nulla a che fare con l’ugandese-genovese e infatti finì ko al 9° round, dopo ripetuti capitomboli. Nemmeno due anni più tardi, Belbouli divenne campione del mondo Wba della categoria…
Poi fu il turno di uno dei “nostri”. Reduce da uno scippo olimpico che aveva fatto il giro del mondo a Los Angeles 1984, allorché una giuria senza ritegno l’aveva dichiarato sconfitto in semifinale contro il “predestinato all’oro” Henry Tillman, ecco l’imbattuto Angelo Musone (20-0-0; 12 ko), avvolto nell’accappatoio bianco-verde della scuderia Totip di Umberto Branchini. Imbattuto e con un promettente futuro da conquistare, aveva di fronte Steve Mormino (12-11-2; 6 ko), un robusto collaudatore del Missouri nelle aspettative di tutti destinato a fungere da “spalla” al ventiquattrenne di Marcianise. Forse Angelo aveva pensato, sino a qualche minuto prima nell’atmosfera ovattata dello spogliatoio, agli amici del paese, al Ferragosto “normale” delle estati precedenti, alla follia di essere lì, mentre tutti festeggiavano…Però sognava un grande domani e doveva vincere. Invece (così decide il ring nelle sue misteriose e talvolta crudeli regie) alla sesta ripresa gli occhi di Angelo Musone videro solo il “nero”, mentre le orecchie percepirono il “dieci” dell’arbitro. Il “cow boy” del Missouri l’aveva messo ko. Fu l’ultimo match di Angelo che, anche per problemi fisici, diede l’addio ai guantoni. La sorte gli avrebbe poi regalato tante altre soddisfazioni esistenziali e pugilistiche, seppure in altri ruoli. Fece persino in tempo a diventare amico del sottoscritto…Però, se in quel disgraziatissimo Ferragosto fosse rimasto a Marcianise a divertirsi, chissà che la storia non avrebbe avuto un altro seguito…
Per non “tirarla troppo per le lunghe”, basterà ora solo rievocare i tre combattimenti che completarono la lunga serata di Nizza.
In un confronto a livello di pesi gallo uno dei migliori pugili dell’epoca, il messicano Fernado Beltran (19-2-2; 11 ko) ebbe la meglio ai punti sul venezuelano Edgar Roman, ormai in declino. Quindi, e qui servirebbe un rullo di tamburi, il piccolo “gigante” del New Jersey e già pluricampione mondiale dei mediomassimi (uno dei migliori di sempre) e dei cruiser, il 34enne
Dwight Braxton (27-4-1; 16 ko) si liberò in sei riprese del temibile 29enne connazionale Lee Roy Murphy (26-1-0; 23 ko), a sua volta ex-iridato dei massimi-leggeri. Infine, il “botto” finale: l’immenso 25enne di Atlanta, Evander Holyfield (15-0-0; 10 ko), detentore delle cinture Wba/Ibf dei cruiser, le difese imponendo un duro kot all’undicesima ripresa al 33enne portoricano Ossie Ocasio (21-4-1; 11 ko).
Alla fine, tutti felici, tutti contenti…Per chi voleva, c’era ancora tempo di immergersi nell’atmosfera ferragostana, senza alcun rimpianto. A chi era invece un po’ stanco, qualche coppa di champagne (ma anche una birra, più alla portata dei comuni portafogli) sorseggiata in qualche bar commentando i match appena conclusi, sembrò una buona soluzione per concludere l’indimenticabie 15 Agosto 1987, quando la boxe era ancora boxe senza vacanze.

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