Troppo sbrigativo lo stop dell’arbitro
di Matteo Biancareddu
Un eccesso di zelo dell’arbitro Harvey Dock ha chiuso anzitempo il match tra Gary Russell Jr (28-1-0, 17 KO) e Oscar Escandon (25-2-0, 17 KO), disputato questa notte a Oxon Hill, Maryland, per il titolo WBC dei piuma detenuto da Russell. Il provvedimento arbitrale è stato frettoloso perché ha fatto seguito a un semplice atterramento, peraltro non particolarmente drammatico, da cui Escandon avrebbe anche potuto recuperare, come del resto aveva fatto già nel terzo round. Il knockdown che ha convinto l’arbitro a sospendere la sfida era il secondo a carico del colombiano in un match divertente e combattuto, nient’affatto unilaterale come l’epilogo potrebbe suggerire. Escandon era dentro l’incontro e stava dando il suo meglio nell’intento di strappare al rivale il titolo in palio: il fatto che Russell avesse accumulato un largo vantaggio nel punteggio non basta a motivare la decisione arbitrale, anche perché restavano cinque round interi da disputare, con tutte le evenienze che possono intervenire in un match di boxe. A qualificare come prematuro lo stop sancito da Dock concorre anche il fatto che l’arbitro non ha neppure aspettato di vedere Escandon al tappeto, così da verificarne la reazione ai colpi subiti: l’ufficiale ha interrotto l’incontro quando il colombiano, piegato sulle corde, ancora si sforzava di restare in piedi, scosso ma presente a se stesso. Altre volte abbiamo scritto che uno stop anticipato è di gran lunga preferibile a uno ritardato, e restiamo di questo parere; quello di Escandon, però, è stato più che altro uno stop in buona parte immotivato.
Il match, fino alla sua interruzione, ha rispettato il canovaccio che avevamo paventato, sebbene Russell si sia calato nella battaglia più di quanto fosse lecito aspettarsi. Lo statunitense ha boxato di rimessa come previsto, ma senza curarsi di tenere l’avversario a distanza: ha spesso accettato gli scambi con l’intento di cercare l’incrocio, così da sfruttare la maggiore velocità di braccia e il miglior tempismo di cui è dotato. Le combinazioni sganciate da Escandon, pur fitte di colpi, si componevano perlopiù di ganci dalla traiettoria aperta, che sguarnivano la guardia e concedevano spazio ai colpi stretti di Russell. Lo statunitense ha talvolta esagerato nell’accettare uno scontro frontale che, a tratti, ha assunto sembianze da combattimento nella cabina telefonica, per mutuare un’espressione americana: eppure, anche a corta distanza, si è disimpegnato egregiamente, correndo pochissimi rischi. Escandon aveva difficoltà nel trovare l’angolazione giusta per scardinare l’attenta guardia del rivale, mentre Russell, soprattutto di rimessa, penetrava quella del colombiano senza problemi. Quando Escandon colpiva al corpo, Russell bloccava con il gomito e rispondeva all’istante con un gancio alla tempia sul lato scoperto. Altre volte, come in occasione dell’atterramento decisivo, il campione anticipava il secondo colpo della combinazione di Escandon incrociando il jab di approccio con il montante sinistro. Insomma, Russell ha dato fondo al suo ricco repertorio di colpi di rimessa, e crediamo si sia anche divertito. L’arbitro l’ha aiutato non solo assegnandogli d’ufficio una vittoria che avrebbe comunque colto, ma soprattutto concedendogli un uso eccessivo delle spinte, cui Russell ricorreva quando riteneva che Escandon gli fosse troppo addosso. Nel quarto round, soprattutto, questa pratica è stata messa in atto con frequenza ininterrotta, tanto da impedire al colombiano di fare la sua boxe, che notoriamente si sviluppa a corta distanza. Se c’è stato un elemento inadeguato, ieri sera sul ring di Oxon Hill, quello non è stato certamente lo sfidante Escandon, che anzi ha contribuito in larga misura allo spettacolo del match. Avrebbe meritato la possibilità di provarci fino in fondo, laddove il suo fisico glielo consentisse, ma è stato fermato con troppo anticipo. In ogni caso, la vittoria di Russell sembrava ormai acquisita
