Leonard Bundu è un degno campione d’Europa dei welter.

L’altra sera, a Firenze, ha vinto l’uomo che ha saputo destreggiarsi meglio nei piccoli spazi che il match lasciava scoperti. Daniele Petrucci ha provato a mettere in piedi un combattimento molto fisico, ha cercato il contatto, convinto che solo nella lotta selvaggia potesse trovare una soluzione a lui favorevole. E ha pagato caro questa scelta. Leonard Bundu ha più tecnica, maggior capacità di controllo delle sue armi. E si è infilato dentro alla sfida con la capacità che solo un veterano di talento può avere.

Per qualche round i due motori hanno agito allo stesso numero di giri. Poi i colpi larghi, ma efficaci, del fiorentino della Sierra Leone hanno cominciato ad avere effetto. E quando la forza fisica è cominciata a venire meno, per Petrucci ogni speranza di vittoria è rimasta legata al colpo isolato che avrebbe potuto ribaltare un risultato che si faceva di ripresa in ripresa più scontato.

Dall’angolo hanno provato a scuoterlo in ogni modo, anche con una violenza verbale che sembrava inadatta, ma che invece era solo il disperato segnale di allarme per un pugile che aveva ormai smarrito la possibilità di portare a casa il titolo.

Bundu ha continuato a marciare su ritmi elevati, a mettere a segno i suoi colpi, a far valere una velocità di braccia superiore ed una capacità tecnica che gli ha consentito di destreggiarsi senza tentennamenti nello sviluppo di un combattimento di grande intensità. Un successo netto, io avevo cinque punti di vantaggio per lui, meritato ed esaltante perché raggiunto contro un rivale che ha dato il massimo

E’ stato un europeo senza pause, vissuto con grande impegno. Alla fine, la bellezza delle facce dei protagonisti, la sincera onestà delle loro dichiarazioni ha contribuito a regalare alla sfida i contorni di un match importante. Un campionato d’Europa che ha dato un momento di luce a un pugilato italiano che ne ha disperato bisogno.