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La Boxe nella storia

Un anno di Premier Boxing Champions: i conti tornano?

Il progetto di Al Haymon è vicino al primo anniversario.

 

Numeri e storia di un realtà che si sta ancora formando e che secondo alcuni avrebbe un futuro incerto.

  di Marco Bratusch

Da circa tre settimane negli ambienti pugilistici degli Stati Uniti si sta discutendo a bassa voce di numeri e novità riguardanti la serie Premier Boxing Champions (d’ora in avanti, PBC) – il prodotto sportivo-televisivo dell’adviser Al Haymon, che nel mese di marzo compirà un anno esatto dalla sua nascita.

Il discorso è di per sé lungo, articolato e complesso quanto interessante; cercare di maneggiarlo con cura impone delle conoscenze legali ed economiche in fatto di giurisprudenza sportiva quindi proveremo a riassumerlo e maneggiarlo, trattandolo nella sua forma maggiormente schematica.

Il recente dibattito ha preso il largo da quando il fondo di investimento che finanzia il progetto PBC, Waddell & Reed, un grande gruppo di investimenti con sede nel Kansas, ha reso pubblici alcuni numeri della serie Premier Boxing Champions, da loro economicamente supportata. Promotore e “porta bandiera” di questo investimento all’interno di questa società è stato Ryan Caldwell, uomo che secondo alcuni sarebbe stato sin da subito molto vicino al noto manager Haymon piuttosto che agli interessi degli investitori disposti a mettere i propri soldi in mano alla Waddell & Reed perché li facciano lievitare.

I numeri dicono questo. A fronte di un investimento iniziale di oltre 500 milioni di dollari (mezzo miliardo), ad oggi nella “casse” dell’organizzazione resterebbero solo 82 milioni di dollari. Una perdita stimata cioè di 441 milioni di dollari nel giro di neppure un anno, quando invece questo iniziale investimento era stato pensato per coprire i primi tre anni di “start-up” del progetto sportivo del pugilato sulle televisioni in chiaro.

Facendo i conti per il tempo trascorso e suddividendolo per le 46 serate di boxe organizzate sotto l’egida PBC, si arriva a circa 43 milioni di dollari di perdita per ogni mese. Parliamo appunto di una perdita dell’88%, di cui secondo i bene informati solo il 20% di questi soldi sembrano essere però andati nelle tasche dei pugili.

Tutto questo sta portando gli investitori (i quali secondo un avvocato di New York, sarebbero piccoli risparmiatori comuni e non grandi gruppi finanziari) a mobilitarsi per formare una class action con lo scopo di far partire una causa contro Waddell & Reed, rea secondo loro di non aver fornito agli investitori i giusti ragguagli a proposito dell’alto rischio verso cui si andava incontro nel mettere i propri soldi per questo prodotto finanziario.

Al momento nulla è partito, ma i legali americani dicono che i margini per procedere sono concreti.

Nel frattempo, a guardare la programmazione futura, il numero delle serate proposte dalla serie per il 2016 sembra essere notevolmente rallentato. Da inizio anno ad oggi sono state realizzate solo 6 serate: tutte senza grandi nomi se non la buona riunione del 23 gennaio 2016 a Los Angeles che vedeva impegnati Danny Garcia e Robert Guerrero. Tuttavia, il rallentamento potrebbe anche essere dovuto al mese di gennaio, notoriamente a minor frequenza di incontri rispetto al resto della stagione forse in attesa di una riorganizzazione e ripartenza primaverile.

Nel 2015, come dicevamo sono state organizzate 46 riunioni PBC. Si è partiti con Thurman-Guerrero il 7 marzo a Las Vegas. Le emittenti più coinvolte nella trasmissione delle riunioni sono state NBC (10 serate), Spike Tv (9), Fox Sports 1 (9), NBC Sports Network (5 + 3 insieme a Sports Network), ESPN (5), CBS (4), Bounce Tv (3) e Showtime (1). Non ci sono state serate invece su FOX, cioè il canale in chiaro e non quello via cavo di “Sports 1”. La prima serata su FOX c’è stata invece quest’anno, proprio il 23 gennaio con Garcia-Guerrero.

Qualitativamente, c’è ancora molto da lavorare. Sì è passati da match senz’altro belli e intriganti come Berto-Lopez, Huck-Glowacki (foto sotto), Garcia-Peterson, Fonfara-Cleverly, Ruiz-Ceja, Santa Cruz-Mares, ad altri oggettivamente brutti e scialbi come Quillin-Zerafa, Tarver-Cunningham, Flores-Cusolito, O’Connor-Bracero, Lara-Zaveck, Charlo-Campfort. E’ innegabile che ancora non si sia arrivati alla media qualitativa proposta da HBO (e non parliamo solo della pay-per-view ma anche degli altri appuntamenti). Non si può comunque pensare di saper gestire un portafoglio di 200 pugili e di saper far girare subito le cose alla perfezione – ammesso che l’intento però sia davvero questo.

E “Mr.Haymon” in tutto questo cosa c’entra?

La posizione personale dell’occulto manager secondo il quale tutto sarebbe nato – eroe segreto degli eterni innamorati dei fatturati e dei conti in banca – sarebbe blindata, non rischierebbe nulla a livello economico-personale con il proprio patrimonio. Chi ha potuto leggere i contratti che lo legano ai pugili da lui gestiti ha chiaro come il laureato di Harvard lavori: la sua fetta personale è del 15% sulle borse percepite dal pugile quando questa superi i 200mila dollari. Oltre questo, Haymon percepisce il 15% di tutta la pubblicità che va in onda durante la trasmissione delle serate sulle televisioni sulle quali si sono acquistati gli spazi televisivi. Un altro 15% riguarda tutta la pubblicità e i contratti con gli sponsor che i “suoi” pugili arrivano ad ottenere.

Non male, non c’è che dire.

Questo forse spiega anche in parte come mai (e i numeri sono eloquenti) i promoter che fanno capo in forma non-ufficiale ad Haymon abbiano pagato delle borse fuori mercato, poiché più alte solo le borse dei pugili e più grande è la corrispettiva “fetta” di Haymon del 15%. Danny Garcia e Robert Guerrero hanno percepito 1,5 milioni di dollari a testa per la loro sfida; stessi numeri per il match tra i pesi medi Peter Quillin e Daniel Jacobs al Barclays Center di New York. Il peso massimo Deontay Wilder ha più volte preso una borsa della stesso importo, come per il match contro il francese Johann Duhaupas. Sono cifre enormi, basti pensare che proprio con questi numeri la Sauerland Event ha vinto di recente un’asta contro la Top Rank per aggiudicarsi il match tra il supermedio Arthur Abraham e lo sfidante ufficiale WBO Gilberto Ramirez Sanchez. Ma in quel caso la cifra riguardava l’importo totale per aggiudicarsi l’organizzazione del match, mentre nel caso di Haymon l’importo riguarda alcune borse dei singoli pugili per i match più importanti.

Gli agenti sportivi europei che hanno lavorato direttamente con gli addetti della PBC, parlano di un certo pressappochismo nell’organizzazione – cosa anche qui forse normale per una gestione di oltre 200 pugili che è ancora in fase embrionale. Email che non arrivano, match già fatti ma che non vengono annunciati se non con pochissimi giorni di preavviso (creando spesso un certo imbarazzo in quella parte della stampa che pur conoscendo gli accordi preferisce aspettare che i tempi siano maturi per gli annunci). Biglietti per le serate che misteriosamente vengono regalati, come accaduto in Arizona, oppure in altri casi venduti a prezzo carissimo là dove invece non essendoci una televisione che paga (come avviene per HBO e Showtime) il box office dovrebbe essere una voce di rilevanza preponderante per un rientro economico.

I pugili italiani ad aver combattuto nella serie PBC sono ad oggi tre: Michele Focosi il primo (20 giugno contro Ghislain Maduma), Leonard Bundu il secondo (26 giungo contro Pablo Munguia), Andrea Di Luisa il terzo (15 agosto contro Lucian Bute); il prossimo sarà Marcello Matano il 5 marzo contro il forte Julian Williams, una serata per la quale i biglietti partono da 58 dollari più le tasse. A chi fa notare che sia Leonard Bundu che Lenny Bottai avevano già combattuto contro pugili di Al Haymon nel dicembre 2014 (Keith Thurman e Jermall Charlo erano già sotto il suo contratto) va ricordato che la serie non era ancora partita e la serata dell’MGM Grand era ancora promossa dalla Golden Boy Promotions. Ironicamente, è la stessa serata alla quale anche noi eravamo presenti fisicamente, ed è stata l’ultima con l’ex banchiere svizzero Richard Schaefer sul podio, ancora ufficialmente “alla guida” della società californiana nonostante la rottura interna con De La Hoya fosse già prossima alle sedi legali.

Ci sono altri due aspetti che vanno toccati.

Il primo è quello riguardanti le due cause, intentate ad Al Haymon da parte prima della Golden Boy Promotions (iniziata lo scorso maggio 2015) e in seguito una simile da Top Rank (ottobre 2015). Le due cause sono simili ma ovviamente distinte. A grandi linee, entrambe chiedono un intervento dell’antitrust per il manifesto tentativo di Haymon di creare un monopolio nel pugilato, non consentendo ai pugili da lui diretti di combattere contro pugili della “concorrenza”; inoltre i legali contestano anche l’infrazione del Muhammad Ali Act, che vede la suddivisione obbligatoria tra la figura del promoter (che paga il pugile e organizza materialmente le serate) e quella del manager (che dovrebbe invece curare gli interessi diretti del pugile).

E’ piuttosto evidente come fino a poco fa le cose siano andate proprio così, usiamo il tempo passato perché – come a breve spiegheremo – qualcosa sta cambiando. Tuttavia, dimostrarlo è sempre cosa più difficile che non riconoscerlo.

Va fatto notare, inoltre, che la causa intentata dalla Golden Boy Promotions dello scorso maggio è successiva a un accordo privato stipulato per archiviare una prima causa, nella quale la società californiana chiedeva un risarcimento a Richard Schaefer (foto sotto, al centro) per aver fatto in modo che molti pugili della scuderia non fossero legati direttamente alla società promozionale ma fossero piuttosto dei free-agent legati unicamente a una collaborazione con il manager Al Haymon. Nessuno sa a quanto ammonta l’accordo raggiunto tra le parti per questo primo “accordo” legale.

Entrambe le cause stanno entrando ora nella fase del cosiddetto “discovery fase”, ossia il processo vero e proprio in cui agli avvocati Bert Fields per la causa Golden Boy, David Morroso per la Top Rank, sarà permesso di richiedere documenti, fare domande e consultare le carte. La causa Top Rank era stata inizialmente rifiutata dai giudici per un semplice vizio di forma (era stato inserito inappropriatamente tra gli accusati anche Ryan Caldwell in rappresentanza della Waddell & Reed), ma i legali di Arum hanno corretto l’imputazione ben oltre le due settimane concesse loro dai giudici per emendarla e la causa ha ripreso il suo corso.

A questo punto, però, qualcosa nel recente periodo è parso cambiare.

Come è noto, la società che fa capo ad Haymon aveva acquistato spazi televisivi in diversi network per trasmettere le serate di boxe: NBC, CBS e FOX come canali in chiaro, mentre c’erano poi Showtime, ESPN, NBC Sports Network, FOX Sports 1, Bounce Tv e Spike Tv come televisioni via cavo. In queste serate, il 100% degli introiti pubblicitari va nelle tasche di PBC (il 15% a Haymon in persona) che però va ricordato che ha pagato a caro prezzo gli spazi televisivi con le emittenti. In nessun caso, comunque, i pugili gestiti da Haymon hanno più combattuto su HBO. L’eccezione a questo discorso è Showtime, la quale non ha pubblicità ma paga di tasca sua il promoter quando trasmette un evento di boxe, essendo forte di una sottoscrizione che l’utente paga per acquistare la trasmissione della serata.

La pubblicità, appunto. PBC ha il diritto di incassare gli acquisti degli sponsor che intendono farsi pubblicità durante le serate di boxe. Bene, ma cosa succede se gli spettatori risultano essere in calo? Il costo di quegli “slot” pubblicitari durante le serate si svaluta? Ovviamente sì, ed è quello che sta accadendo.

I numeri degli spettatori durante le serate su NBC dice questo: sì è passati dai 3.37 milioni di spettatori per Thurman-Guerrero, a 2.88 per Garcia-Peterson, a 2.33 per Porter-Broner. Altre riunioni proposte in prima visione hanno raggiunto numeri simili (media di 2.48 milioni di spettatori) ma parliamo sempre dei match migliori allestiti dalla serie: Wilder-Duhaupas 2.2, Figueroa-De Marco 1.8 milioni. Il “dubutto di un mese fa su FOX della serie, con Garcia-Guerrero ha sfiorato i 3 milioni, ma come andranno le altre riunioni previste? Questi invece i numeri di ESPN: Thurman-Collazo 800mila, Garcia-Malignaggi 1 milione, Mares-Santa Cruz 1.2 milioni, Alexander-Martinez 428mila, Lara-Zaveck 482.000 spettatori. Le 9 serate di boxe proposte su Spike Tv hanno visto una decrescita dei numeri piuttosto uniforme: dagli 869.000 spettatori del 13 marzo a una media di 450.000 nelle ultime tre serate tra ottobre e dicembre del 2015.

Ultimamente però si sta assistendo a qualcosa di nuovo. Il discusso match di inaugurazione previsto alla nuova T-Mobile Arena di Las Vegas tra Canelo Alvarez e Amir Khan vede un pugile della Golden Boy (Alvarez) e un pugile gestito da Al Haymon (Khan) aver raggiunto un accordo per la disputa di un match che andrà in onda su HBO. E’ un primo caso che però pochi giorni dopo è stato bissato: definito l’accordo per la difesa ufficiale IBF del kazako Gennady Golovkin (promosso dalla K2 Promotions) con Dominic Wade (altro pugile di Haymon), e anche in questo caso l’emittente sarà HBO. A parti invertite, la Golden Boy Promotions aveva stretto un accordo con Lou DiBella per un match tra Zlaticanin e Linares per il mondiale dei pesi leggeri WBC, che invece non ci fosse stato l’infortunio del primo sarebbe andato in onda su Showtime – cosa insolita per un pugile della Golden Boy, appunto.

Come mai questi cambiamenti?

Secondo i ben informati, questo sarebbe dovuto a un avvicendamento ai vertici di HBO, il cui precedente direttore esecutivo della sezione “sport” avrebbe concluso il suo mandato lo scorso dicembre… e a quanto si dice i rapporti tra lui ed Haymon non erano propriamente di cordialità. L’arrivo ora di Peter Nelson come nuovo direttore sportivo di HBO a quanto sembra avrebbe risolto in parte questo conflitto personale. D’altronde, le società e i gruppi sono sempre costituiti da singole persone e dai rapporti in essere tra loro. Solo il futuro saprà chiarire se questi segnali di apertura hanno motivazioni profonde in grado di garantire collaborazioni successive o se si è trattato di una casualità dovuta al momento e alle circostanze.

C’è poi la questione dei tanti promoter, utilizzati da Haymon per mettere sotto contratto i pugili, allestire le serate ed elargire le borse che, cosa ovvia, vengono invece dalla stessa mano del manager. Nella stagione 2015, i promoter “amici” utilizzati da Haymon sono stati: Leon Margules (11 serate), Tom Brown (11), Lou DiBella (10), Yvon Michel, Mike Battah e King’s Promotions (3 serate ognuno), Mayweather Promotions (1); a questi numeri poi si aggiungono alcune serate co-promosse (o miste) per arrivare alle 46 totali.

Il caso di Leon Margules e della sua Warrior Boxing merita un piccolo approfondimento. Secondo voci di corridoio da più parti confermate, il promoter avrebbe avuto qualche piccolo intoppo con Haymon per via di alcune “creste” fatte e scoperte. Questo avrebbe fatto crollare il promoter nella personale classifica dei colleghi affidabili con cui lavora Haymon. Sarà forse per questo motivo che il peso massimo neozelandese Joseph Parker non è stato più messo sotto contratto dalla Warrior Boxing per la co-promozione dei suoi futuri match americani (ovviamente dietro i pagamenti di Haymon)? C’è chi dice di sì, ma nonostante questo la Warrior è la stessa società che pochi giorni orsono ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il superwelter bielorusso Sergey Rabchenko. Nonostante Rabchenko non presenti certo lo stesso valore di Parker però, come si dice, è 1-1… quindi certezze assolute non ce ne sono al momento.

Resta ancorché da capire come mai in Texas il promoter Mike Battah (che collabora con l’ex campione Jesse James Leija) che aveva riservato oltre dieci date per allestire serate PBC pare essersi rapidamente tirato fuori dall’accordo e non farà più parte del progetto. Si dice che qualcuno avesse provato a ridiscutere i termini dell’accordo, molto vantaggioso, di Haymon con il promoter e che la cosa non sia piaciuta ai texani.

Come prendere quindi le voci e i numeri concreti che si stanno ricorrendo vorticosamente dall’altra parte dell’Atlantico?

C’è chi dice che addirittura PBC avrà vita breve, definendo Haymon il “Bernie Madoff del pugilato”. Che il tentativo di monopolizzare il mondo della boxe si sia già infranto, che i soldi non siano bastati e stiano invece terminando, che le cause intentate e la disorganizzazione stiano prevalendo sul progetto. Sono gli “apocalittici”, e tra loro c’è molta gente che sicuramente non digerisce l’ingresso prepotente di Haymon nel mondo della boxe, certamente gente vicina agli ambienti Golden Boy Promotions e Top Rank.

Altri invece, opposti, considerano le valutazioni negative iniziali come semplice frutto di una iniziale fase di “start-up”, con perdite evidentemente maggiori, questo sì, a quelle preventivate inizialmente.

Sembra dare ragione a questi ultimi il fatto che dopo un inizio di 2016 a rilento PBC si stai ora riprendendo allestendo un mese di aprile di tutto rispetto – a significare quindi che i soldi non sarebbero terminati, cosa che se dovessimo prendere le cifre fornite dalla Waddell & Reed non consentirebbero senza altri innesti di capitali di arrivare alla prossima estate…

Resta comunque da chiarire come mai Spike Tv e soprattutto ESPN (che aveva chiuso il suo storico appuntamento dei Friday Night Fights per far posto all’accordo sottoscritto con PBC che riguardava 24 milioni di dollari per 24 serate in due anni) non abbiano avuto più appuntamenti di pugilato dallo scorso autunno e al momento non ne abbiano neppure in programmazione futura.

Il prossimo sabato, sia Frampton-Quigg che Santa Cruz-Martinez saranno trasmesse da Showtime ma come logico il primo non può definirsi PBC dato che si combatte a Manchester sotto altri promoter nonostante Frampton abbia un accordo per i match americani sotto la guida di Haymon. La riunione di Santa Cruz invece sì, lo sarà, comprendente il bel sottoclou della rivincita tra “Pollito” Ceja e Hugo Ruiz. Ma attenzione, non saranno in chiaro, saranno appunto su Showtime che è un canale a sottoscrizione. Dopodiché, il 5 marzo, ci sarà la serata di Williams-Matano in Pennsylvania, anche questa su Showtime. Dove è finito il progetto della televisione in chiaro, quindi? Tra marzo e aprile sono al momento previste solo 3 serate in chiaro, rispettivamente su CBS, Fox Sports 1 ed NBC (Spence-Algieri a New York).

Per ora, considerando la programmazione di marzo difficilmente ampliabile, siamo fermi a 9 riunioni PBC nei primi 3 mesi. Siamo cioè molto distanti dai numeri pensati inizialmente e presentati per il 2016.

Come mai le borse faraoniche pagate anche per i match di “sottoclou inoltrato” si stanno sensibilmente adeguando e ridimensionando? A un pugile di nostra conoscenza è stata offerta la possibilità di affrontare il rientrante Chad Dawson il prossimo 12 marzo nel Connecticut, ma i soldi offerti erano circa la metà di quelli che sarebbero stati pochi mesi fa. E’ solo un caso o quanti dicono che il fieno in cascina sta finendo stanno avendo lentamente ragione?

C’è quindi molto di interessante sulla partenza e gli sviluppi di questa nuova e discussa realtà del pugilato americano. Al momento, a parte ricevere, leggere e valutare i numeri, altro non è possibile fare se non semplici speculazioni giornalistiche, aspettando che il tempo sciolga i dubbi che si stanno formando in merito.

Ma domande è lecito farsene. Un anno fa dal mare di sabbia di Las Vegas salpava fiero e inaffondabile il grande “transatlantico Haymon” e la “flotta” Premier Boxing Champions: tutto quell’oro che si intravvedeva sui ponti, nei corrimano e perfino nelle sputacchiere dei corridoi, era poi tutto massiccio o parte di esso era forse placcato?

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