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Un piccolo diavolo ed una grande signora

Un detto popolare spesso utilizzato per ogni cosa ” Non c’è più religione” mi ronzava in testa mentre vedevo su Rai 1,in compagnia di dieci milioni di spettatori Roberto Benigni leggere e commentare i 10 Comandamenti scritti da Dio sulle celebri Tavole della Legge poi donate a Mosé ed a tutti gli essere umani.  Dopo aver fatto l’esegesi” Della Divina Commedia dantesca,  commentato da “costituzionalista” La Costituzione e da “melomane” anche l’Inno di Mameli il nostro “intellettuale “più celebre si è misurato con un compito che in teoria spetterebbe ad un principe della Chiesa, ossia il Papa, se ormai la figura di quest’ultimo non avesse nel tempo perso le proprie connotazioni spirituali per diventare “personaggio” lasciando campo a Benignaccio, trasformatosi da ottimo comico di rottura con un certo cattocomunismo a “icona” buona per tutte le parrocchie, renziane o vaticane: Bergoglio l’ha chiamato al telefono e l’Avvenire plaude al suo “sermone”. Come Benigni ha detto, in una delle sue poche battute comiche, la porpora cardinalizia sarebbe il prossimo passo, sempre se non lo si candidi direttamente al Quirinale.    

 Il sermone si è celebrato in uno scenario volutamente spoglio, per mettere in risalto il “sacerdote” che non avendo più il Caimano su cui lanciare le sue battute sempre meno mordenti ha parlato di Erode, Giuda, Mosé, Cristo mentre attraverso un’ affabulazione fin troppo prolissa e caricata di aggettivi superlativi verso ogni comandamento (come se ce ne fosse il bisogno..), facendosi “tramite “ tra Dio e noi. Come ha ben detto l’ex piccolo diavolo  quando Sant’ Agostino chiese ad un bambino come pensasse di poter contenere  in una bacinella tutta l’acqua il piccolo gli rispose(prima di rivelarsi un angelo) “ E tu come pensi di poter contenere nella tua mente Dio?” è una pretesa che nemmeno i santi hanno mai avuto. Parole sante che ben si adattano a questo spettacolo non riuscito in partenza. Sia sul versante della comicità si su quella della “lectio magistralis”.                                                                                                                                                                  

A Benigni è semplicemente successo quello che, su ben altri livelli, capitò a Chaplin, Stanlio ed Ollio, Keaton e Totò, la sua vena comica con l'incedere dell'età, quasi 60 anni, si è fisiologicamente atrofizzata: lo spartiacque è stato il mediocre e superficiale la Vita è Bella che cercava di banalizzare un tema così centrale come l'olocausto ad uso e consumo del pubblico che ha continuato a seguirlo, più nel ricordo del Benigni che fu, anche quando si è autoproclamato "esegeta" o "intellettuale" pur non avendo nessuna base per poter adempiere a questo ruolo, basterebbe vedere la totale confusione mostrata quando si trattò di parlare di storia risorgimentale nel commentare l’inno. Alcune zampate da vecchio comico c’erano ancora, ma tutto puzza  di acqua santa diventata rancida, il fatto stesso che Avvenire e F. Cristiana, noti amanti di un certo tipo di divulgazione religiosa stile  trasmissione A sua immagine, abbiano esultato mi dice quanto lo spettacolo fosse mediocremente dolciastro. Entrando nello specifico, stucchevoli aneddoti(Mosè balbuziente che non si sentirebbe all'altezza del compito, il padre  di Benigni contadino che parlava di religione  con il sacerdote del paese , la maestra delle elementari che lo interrogava sui comandamenti) raccontati come fossero quasi delle parabole ed invece degni di un cattivo catechismo; e poi alcune spiegazioni discutibili su certi comandamenti, tipo il non commettere atti impuri(  secondo il nostro la masturbazione non ci rientrerebbe...) o non dire falsa testimonianza (ma se non ci fossero le bugie cosìddette bianche sarebbe un male ha avuto il coraggio di dire):idee molto personali, utilizzate per far diventare il cattolicesimo benignesco degno di quei "cattolici da pasticceria" tanto deprecati dal Papa.

 Certo i "santini" da non profanare come il giovane che mangia il gelato mentre si fa i selfie e distrugge il Paese, la(ma)donna di Montevarchi che illustra le riforme o Donna Prassede Boldrini sono inviolabili: si può far danni appunto ai Testi Sacri o con gli articoli della Costituzione. Un buffone che non fa più ridere ma solo irritazione a chi lo apprezzava prima di autoproclamarsi Icona dopo lo sciagurato la Vita è bella, ormai lontano parente di quello degli esordi a Televacca, un comico surreale e iconoclasta che prendeva in braccio Berlinguer e faceva ridere su tutto, anche risultando a volte eccessivo; oggi  non si è raffinato ma si è semplicemente spento.  Per calcolo, ovvero non dispiacere alla nuova politica, e per involuzione dovuta alla stanchezza.    Un’ amara postilla: come sono lontani i tempi di Mario Cioni, l’inno sciolto, il Pap’occhio, Wojtilaccio e Berlinguer ti voglio bene: oggi Roberto dovresti dire “ Presta(il suo agente) ti voglio bene” visto il cachet( si parla di 4 milioni d’euro). E’ proprio vero bisognerebbe aggiungere un undicesimo comandamento: “ Non diventare da vecchio come quelli che sbeffeggiavi da giovane”. Non c’è più religione.                                         

P.S. Questo articolo é dedicato alla memoria della grandissima Virna Lisi, morta qualche giorno fa all'età di 78 anni: un altro pezzo di Cinema italiano che se ne va con lei. La ricordo in tanti film, ma soprattutto in due sue prove nella maturità: La Cicala, indimenticabile film di Lattuada e nel pur nostalgico Sapore di Mare dove dimostrò di essere un'attrice unica nel suo genere.                 

Addio Signora di un' Italia che non c'é più.

 

 

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