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Storie di Boxe

Alla fine, la Boxe è sempre la Boxe

Gioconda

Molto spesso chi ama e frequenta la boxe non ne può più di ciò che le sta attorno. 

Un po' per volta si abitua ad osservarla come un magnifico quadro circondato però da cose inutili, cianfrusaglie, oggetti senza valore, parole piene solo di rumore che finiscono per ostacolarne la visibilità e persino a metterlo in secondo piano. Come una tela appesa in un angolino polveroso della parete più nascosta e buia della casa.
Ma proprio perché la ama, l'appassionato non si stanca di attendere. E pazienta, pazienta, pazienta...
Sa bene che infatti, ad un certo punto, suonerà il gong e magicamente la confusione e la polvere scompariranno.
Ed eccola infatti, la boxe. Al centro della scena. Finalmente soltanto lei.
Chiara, inconfondibile, magica...
Come un quadro speciale, un'opera d'arte che ha riguadagnato il posto migliore nella sala più importante del museo.
E per qualche tempo nessuno le potrà mancare di attenzione e di rispetto.
Perchè la boxe è la boxe.

Da sempre...

Insultare battendo i tasti...Essere campioni...

DuranFamiglia

Si conclude con il brano che segue il mio libro "Duran!Duran!Duran!", ove ho narrato le vicende delle quali sono stato in gran parte testimone diretto, per ovvie ragioni familiari.
In un tempo nel quale chiunque attraverso internet può dire ciò che vuole e mancare di rispetto a campioni di qualsiasi disciplina sportiva, l'ho trovato perfetto per testimoniare, attraverso la storia di Carlo, Massimiliano e Alessandro, la mia gratitudine verso gli atleti di tutti gli sport che hanno dedicato i migliori anni della loro vita per rendere più bella anche la nostra, spettatori delle loro imprese raggiunte attraverso percorsi costellati di immani fatiche, sofferenze terribili, atroci delusioni e meravigliosi trionfi...
Perchè questa è la vita dei campioni, tali divenuti non per caso o per altrui generosità ma conquistando ogni vittoria con le unghie e con i denti...

"Nel 2005, il direttivo mondiale del Panathlon Club conferì ad Alessandro Duran, a Varsavia, il prestigioso "Premio Fair Play” ritenendolo un esempio di serietà, dedizione e cavalleria sportiva; il trofeo, riservato solo a pochissimi atleti, rappresentò in un certo senso l’ultimo successo dell’ultimo dei Duran.
Si concluse così la lunghissima fiaba dei Duran, iniziata mezzo secolo prima quando l’ancora adolescente papà Carlo fu trascinato dai fratelli in palestra a Buenos Aires eppoi dipanatasi attraverso mille avventure e indimenticabili battaglie sui ring di ogni parte del mondo, a cui diedero in seguito il loro fondamentale contributo i figli Massimiliano e Alessandro, mamma Augusta e tutti coloro che “portarono il secchio” per la buona causa di una famiglia che tra le sedici corde ha davvero speso il meglio della vita.
La boxe è una follia, un paradosso che avvinghia e non abbandona più chi le si avvicina.
Appena scesi dal palco cordato, spentesi le luci della ribalta sopra le loro teste, Massimiliano e Alessandro hanno cominciato infatti ad attingere al profondissimo pozzo dell’inestinguibile amore per la Nobile Arte e a trasmetterne ad altri il “verbo”, nella speranza che prima o poi qualche ragazzo della loro Pugilistica Padana ne raccolga il testimone.
L’attesa di ciò che dovrà accadere, la fede che il sogno prima o poi s’avvererà, la convinzione che anche le sofferenze possono rendere la vita più meritevole d’essere goduta, il continuare a guardare avanti, avanti, avanti... e lottare.
Ecco l’essenza dei pugili, che tali rimangono per sempre.
Ecco la scelta per cui, in ogni caso, si può ben dire che i Duran-Duran-Duran, come prevede il finale di ogni fiaba che si rispetti, vissero felici e contenti".

C'E' TRISTEZZA NELLA BOXE? SI', PERCHE'...

GioiaDolore

"Coloro che non amano non hanno mai grandi gioie; coloro che amano spesso hanno invece grandi tristezze"
(Jean-Benjamin de Laborde)

Un amico mi ha detto: "Ho letto tutti i tuoi libri e mi sono piaciuti tanto...Ma perché così spesso hanno un fondo di tristezza?".
Non ci avevo mai pensato. E non ho saputo cosa rispondere, se non..."Perchè mi sono venuti così". E non è in verità una gran risposta.
Poi ho riflettuto e forse ho capito la ragione per cui in effetti distendo sopra le mie parole un'involontaria nube scura anche quando ciò che racconto dovrebbe essere illuminato dall'allegria e dall'ottimismo.
Ma il pugilato è uno sport di confine e come tale, anche per ragioni famigliari e affettive, l'ho sempre vissuto con sofferta passione.
E' uno sport di confine perchè è in perenne ed instabile equilibrio tra gioia e dolore, trionfo e dramma, speranza e disperazione. I pugili camminano su un lungo filo che attraversa il precipizio.
Un passo solo e tutto cambia.
Ogni volta è così. Per uno che vince ce n'è uno che perde, ma perde davvero e non di rado soffre nel corpo e nell'anima.
Non subisce una sconfitta per un goal o per un decimo di secondo di ritardo o per una pallina finita in rete.
Subisce una sconfitta che fa male e talvolta tanto...
E da qualche parte, vicino al ring o a casa in trepidante attesa vicino al telefono, qualcuno ha paura.
Una paura reale.
Non quella del tifoso che teme per il risultato e l'indomani se n'è già dimenticato...
E' la paura di chi teme per l'incolumità di colui al quale vuole bene. Di chi trema per il sangue che gli scende sul volto o le gambe che vacillano. E' l'angoscia di chi assiste ad un atterramento e si sente morire dentro e ad ogni secondo scandito dall'arbitro vorrebbe correre ad aiutare il proprio caro per paura che non si rialzi.
Questa è la terrificante bellezza del pugilato, il suo angosciante fascino, il segreto che ne fa lo "sport-non solo-sport".
Tale caratteristica, unica o quasi tra le discipline agonistiche, avvince, esalta, sconvolge, sommerge di gioia o di dolore chi lo ama, a partire dai pugili per arrivare a tanti ignoti spettatori.
Ecco perchè dalla penna mi sfugge sempre un velo di tristezza.
Non mi riesce di guardare una sfida di boxe come una rappresentazione da accompagnare con trombe, tamburi, cori spensierati o di dileggio verso l'altra fazione.
E' troppo serio ciò che accade sul ring.
Merita partecipazione, rispetto, solidarietà e molti pensieri. Sia nella vittoria che nella sconfitt
a.
Come in tutte le vicende che la vita ci riserva, non mi riesce di vedere mai una gioia senza ombre o un dolore senza un lume.
E il pugilato è qualcosa che assomiglia maledettamente alla vita,
Per questo meriterebbe di non morire mai.

NELLA VITA NON C'E' RING

Ring
Se la realtà quotidiana fosse delimitata da un perimetro quadrato, se l’arbitro e i secondi potessero essere vicini per dirci ciò che possiamo o non possiamo fare, se gli scontri fossero a parità di forze sotto le luci dei riflettori e il verdetto stabilisse con onestà chi vince e chi perde, tutto sarebbe più facile.
Così non è, purtroppo…
La vita è un combattimento complicato, sovente senza regole e cavalleria, che non ha un gong d’inizio e di fine e soprattutto non ha luci sulle nostre teste per togliere le zone d'ombra.
La vita non è sul ring. Nella vita non c'è ring.
Magari ci fosse!

LA SCONFITTA PURTROPPO CAMBIA TUTTO

 PugileAtestaBassa

 Ecco qualcuno che infila la testa nello spogliatoio sempre malinconicamente vuoto di chi è stato sconfitto e gli dice che non è successo niente, che è sempre lui il campione, il n° 1…
"Ma vaffanculo! Ho perso, ho perso; questa è la verità", pensa invece tra sè e sè il pugile battuto, inghiottendo dolore e disperazione.
"Mi dovrò reinventare la vita e sento che tutto s’è attorcigliato in me. I muscoli, le viscere, le speranze, il coraggio...
Voglio stendermi, chiudere gli occhi, dormire…Ma non ci riuscirò.
Attenderò l’alba filtrare sotto le finestre, piangendo, pensando, soffrendo…
Magari il sole tra qualche ora renderà meno scuro l’abisso che mi fa paura.
Per adesso ho perso, ho perso…Il cuore sanguina e sono solo. Disperatamente solo.
Rinascere.
Questo soltanto dovrò fare.
Ne sarò capace?"

RAGAZZI E RAGAZZE CHE SI STANCANO DI SALIRE SUL RING

Addio
Entrò in palestra.
L’allenamento era finito e i suoi compagni se n’erano ormai quasi tutti andati. Qualche frettoloso “ciao” ai ritardatari e quindi si diresse verso il maestro. Stringeva nella mano destra la sacca del club e in quella sinistra un sacchetto di plastica. Li depose ai suoi piedi.“Buonasera, maestro-Gli disse con voce tranquilla-Nella sacca ci sono la canottiera e i calzoncini già lavati e stirati; nel sacchetto invece ci sono le mie scarpette e il corpetto che potrai dare a qualche ragazza che fatica a comperarli. I guantoni e il casco li tengo per ricordo…”.
“Ci hai pensato bene, signorina?-Provò a ribattere lui, senza troppa convinzione-Me l’immaginavo questo momento da quando ti ho vista scendere dal ring con quella faccia”.
“Ci ho pensato per giorni e notti-Gli rispose-Amerò sempre la boxe. Verrò a trovarvi in palestra e a vedere le riunioni tutte le volte che potrò, ma non me la sento più di combattere. Sapevo che non sarei mai diventata né una campionessa né ricca con i pugni; i miei traguardi e le mie gioie sono sempre stati gli incontri vinti qua e là davanti a qualche spettatore. Mi avevi detto di pazientare se subivo qualche sconfitta immeritata e ti ho obbedito, ma stavolta mi si è rotto qualcosa dentro. Tanti sacrifici e tanta fatica per che cosa? Per subire un’altra ingiustizia, una vera presa per il culo, detta come va detto, proprio il giorno in cui c’era in gioco qualcosina di più importante del solito? Dovrei aspettare un altro anno e magari succederebbe poi la stessa cosa! E pensare che noi pugili ci accontenteremmo di ben poco; solo che i match venissero vinti dai più bravi e non dai più protetti. Tutto qui”.
Il maestro se ne stava ad ascoltarla in silenzio, guardandola con profonda tristezza.
Allora le si avvicinò e l’abbracciò stampandogli tre sonori baci sulle guance.
Intuì che in quel momento sarebbe toccato a lei fare coraggio a lui...

 

Ogni lunedì, almeno sino a quando mi "frulleranno per la testa", pubblicherò mie brevissime riflessioni sul pugilato e i suoi protagonisti, tratte da libri scritti in un passato recente e meno recente. Se risulteranno gradite mi farà piacere. Se non lo risulteranno, sarò ugualmente lieto perchè avrò la certezza di avere comunque fatto sprecare a chi li leggerà soltanto pochi secondi...

Gualtiero Becchetti

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

LA BOXE: SEMPRE UGUALE, SEMPRE DIVERSA

Fotografia
Tutto uguale, da sempre. Niente di nuovo…
Chissà perché, quando mi sono lasciato alle spalle la palestra dopo essere stato partecipe per la milionesima volta dello stesso copione, ero contento come se avessi assistito a qualcosa di straordinario, come se in quelle due ore fossi entrato tra gli stessi globuli rossi del pugilato. Quello vero, fatto di passione e con animo puro; quel pugilato che è non è vecchio, ma antico e se ne frega di ogni cosa perché capace di essere contemporaneamente sempre diverso e sempre identico, mettendo al centro di tutto non individui inaciditi da represse frustrazioni ma dei giovani che hanno il cuore che batte ancora tanto forte da essere quasi percepito a distanza…
Tutto uguale, da sempre. Niente di nuovo.
Proprio per questo, grazie, ragazzi…

 

Ogni lunedì, almeno sino a quando mi "frulleranno per la testa", pubblicherò mie brevissime riflessioni sul pugilato e i suoi protagonisti, tratte da libri scritti in un passato recente e meno recente. Se risulteranno gradite mi farà piacere. Se non lo risulteranno, sarò ugualmente lieto perchè avrò la certezza di avere comunque fatto sprecare a chi li leggerà soltanto pochi secondi...

Gualtiero Becchetti

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

 

I PUGILI E LE LORO DIECI VITE

Serpente
Quando si vince, è più facile trovare le parole giuste e disegnare rapidi orizzonti che invitano al sorriso. Quando si perde invece c’è tutta l’esistenza da rimescolare, si ignora ciò che accadrà ed è difficile parlare.
Forse per questo i campioni sportivi, i pugili più degli altri, quando arrivano all’addio sembrano aver vissuto dieci vite.
Forse per questo faticano a trovare la loro strada definitiva e si perdono talvolta ai crocevia di una normalità che non conoscono.
Vincitori e vinti.
Hanno abbandonato troppo spesso la loro esistenza ai piedi di quei cinque gradini di legno per reinventarsene un’altra quasi in un attimo, come aironi che ad ogni primavera mutano il piumaggio.
Restare per sempre uguali è impossibile.
La gente intanto continua ad applaudire e a fischiare e il gong a rimbombare; le luci sul quadrato si accendono e si spengono, gli altoparlanti scandiscono nuovi nomi e nuove storie.
Quasi mai nessuno s’accorge di un ragazzo che non è più lo stesso di prima.

 

Ogni lunedì, almeno sino a quando mi "frulleranno per la testa", pubblicherò mie brevissime riflessioni sul pugilato e i suoi protagonisti, tratte da libri scritti in un passato recente e meno recente. Se risulteranno gradite mi farà piacere. Se non lo risulteranno, sarò ugualmente lieto perchè avrò la certezza di avere comunque fatto sprecare a chi li leggerà soltanto pochi secondi...

Gualtiero Becchetti

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

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