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I titoli (Europa e mondo) sono 100, l'Italia ne ha solo 1. Di chi la colpa?

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Basta parole! Quello che voglio sono i fatti!
Se avessi voluto solo parole
mi sarei comprata un dizionario
!
(Mafalda, Quino)

 

Prima o poi la storia presenta il conto.
Leggo e ascolto strane cose sul pugilato, parole in libertà. Ci sono campioni dietro ogni match, fenomeni dopo ogni vittoria. Esagerando in continuazione, quando e se dovessimo trovarci davanti a un vero fuoriclasse non potremmo neppure definirlo tale, avendo già usato il termine per pugili meno validi. Sono cresciuto convinto che ci siano pochi eventi che possano stimolare credibilità internazionale e creare popolarità.
Mondiali e Olimpiadi per i dilettanti.
Europei e mondiali per i professionisti.
Tutto il resto è solo una marcia verso l’obiettivo.
Il professionismo italiano sta provando a rialzare alla testa. È una grande fatica, ma ci prova dopo essere stato preso, vent'anni fa, a picconate.
Il 2001 è la data del Grande Equivoco.
È in quell'anno che il governo federale sceglie il Dilettantismo di Stato. Blocca in pratica il passaggio al professionismo dei nostri migliori dilettanti, crea un Club Azzurro attorno a cui ruotano gli atleti dei Gruppi Militari. Sempre gli stessi.
Roberto Cammarelle, Clemente Russo, Domenico Valentino, Vincenzo Picardi, Vincenzo Mangiacapre portano a casa grandi risultati. Ma il movimento è fermo. Sempre gli stessi, Olimpiade dopo Olimpiade, in azzurro, nessun passaggio importante al professionismo.
Una scelta creata per assicurarsi medaglie ai Giochi, per puntare al presente e al futuro prossimo. Non pensando a quello che sarebbe diventata la nostra boxe vent’anni dopo. Fuorigioco per raggiunti limiti di età i campioni, senza la necessaria esperienza e adeguata selezione quelli che avrebbero dovuto sostituirli. Fino ad arrivare a non qualificare nessuno ai Giochi di Tokyo 2020, mai accaduto prima. Una vergogna storica.
I fatti dicono anche e soprattutto che il sacrificio ha portato ottimi risultati, non certo migliori però di quelli ottenuti nel periodo precedente. E, aggiungo, lo ha fatto contando su quattro pugili, i soliti. Mentre in passato le medaglie sono state conquistate da otto differenti atleti.

 

Il dilettantismo su cui si è puntato tutto, per tre Olimpiadi ha retto. Poi è crollato. Zero medaglie a Rio 2016, neppure un azzurro sul ring quattro anni dopo. Giù dal podio nei Mondiali 2015, 2017, 2019. Un risveglio a Belgrado 2021 con un argento e un bronzo. A Parigi 2024 ne sapremo di più.
Il professionismo è decisamente crollato.
In modo clamoroso a livello di titoli mondiali, nonostante l’aumento delle categorie e degli Enti che li assegnano. Si tenta di ricostruire, si sperimentano nuove strade. Vedremo. Credo comunque che si debba mantenere la rotta raccontando sempre una storia credibile. Non si può ingigantire qualsiasi risultato, non si possono far passare per successi clamorosi quelli che sono piccoli passi.
Anche perché nel mondo siamo messi male da tempo. (nella tabella che segue, gli italiani che hanno conquistato il mondiale nell'arco di tempo indicato).

 

In Europa abbiamo faticosamente retto. Ma da un decennio navighiamo a vista, con sporadici exploit di atleti che hanno compiuto autentiche imprese pur non essendo più dei ragazzi.
Negli anni Ottanta abbiamo avuto ventisei detentori del titolo. Nello scorso decennio solo otto. Qualcosa vorrà pur dire. Non è nostalgia del passato, che comunque non sarebbe una colpa, ma una semplice constatazione avallata dai fatti.

 

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Al momento su 100 (cento!) titoli a disposizione tra Europa (14) e Mondo (86, più qualche altra cintura sparsa) possiamo contare su un solo campione: Michael Magnesi, superpiuma IBO.
Credo sia giunto il momento di ammettere le colpe del passato, evitando così di ripeterle. Guardare al presente con un occhio puntato verso il futuro, ma non dimenticando mai quello che la storia ci ha insegnato. Non parlo dei nostri eroi del pugilato in tempi lontani (Benvenuti, Mazzinghi, Loi, Arcari, Carnera e via esaltando), parlo di imprese più recenti. Ho letto sui social media critiche a Patrizio Oliva (oro olimpico, miglior pugile dei Giochi 1980, campione italiano, europeo e mondiale professionisti, nuovamente campione europeo). Sento nominare raramente Gianfranco Rosi tra i grandi della nostra boxe (diciassette match mondiali, cinque anni e undici difese consecutive da detentore del titolo IBF). Sembra che tutti si siano dimenticati di Michele Piccirillo (campione europeo e due volte campione del mondo). Leggo rimproveri a chiunque nomini quei tempi.
Il pugilato va valutato attraverso fatti, numeri. Di parole, promesse e visioni ne ho abbastanza. Ho una mia chiave di lettura della situazione ed è quella che ho qui indicato. Ma non sono certo la verità assoluta, ad altri appartiene questa qualità divina. Uno scambio civile di opinioni è la via migliore per cercare di migliorare. Se qualcuno la vede in modo diverso, lo dica. Magari portando adeguata documentazione a supporto, non solo teorie.
Dubito che accada.
Il lavoro è cominciato sulle macerie. Ma nessuno, come del resto è abitudine della nostra politica sportiva (vedi il caso AIBA/IBA) è disposto a indicare i responsabili del fallimento. Anzi…

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