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I mitici anni Ottanta tre ori alle Olimpiadi sette re del mondo

Copia di coverAmerica

La storia, tra gioie e dolori, di Oliva, Loris e Maurizio Stecca, Damiani, Rosi, Nati, Parisi e Kalambay

Ho visto Big George tirare di boxe
con l’ombra, e ha vinto l’ombra.
(Muhammad Ali)

 

«Agostì, ma tu lo sai cosa è la boxe?».
Sì, maestro.
«E allora dimmelo».
Che le devo dire?
«Cosa è la boxe?».
Dare e prendere cazzotti.
«Non ci siamo Agostì»
Me lo dica lei, cosa è la boxe?
«È il prezzo che devi pagare per guadagnarti il Paradiso».
E devo pagarlo subito?
«Più soffri in palestra, meno soffrirai durante il match».
Sì, maestro. 
«Se capirai sino in fondo il concetto, imparerai anche che senza sacrifici non potrai realizzare i tuoi sogni». 
E se durante il combattimento mi capitasse di andare giù?
«Dentro un ring o fuori non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra. L’ha detto lui…».
Lui, chi?
«Muhammad Ali».
Me sa che adesso ho davvero capito, mae’.
«Bravo Agostì. Vai sul ring e fammi due riprese di guanti col Valeriana, chissà mai riuscissi a svegliarlo un po’…».


Storie affascinanti, segreti, notti di confessioni, vigilie di peccato. 
A bordo ring della storia, quella di una boxe che scatenava passioni e creava campioni. 
Erano gli anni Ottanta, e l’Italia aveva il mondo in pugno.
Un lungo viaggio inseguendo ricordi e testimonianze. 
Il racconto di quanto visto e sentito in quei giorni vissuti a bordo ring. Immagini, profumi, retroscena, parole e gesti di un periodo magico per il nostro sport.
Sfilano campioni olimpici, campioni del mondo. Tutti hanno un’avvincente storia da narrare.
Patrizio Oliva, i fratelli Loris e Maurizio Stecca, Gianfranco Rosi, Patrizio Sumbu Kalambay, Giovanni Parisi, Valerio Nati, Francesco Damiani riempiono con le loro avventure le pagine di un libro che ci riporta al tempo in cui eravamo re, eravamo l’America.
Match appassionanti, laceranti sconfitte, vittorie che ripagano di ogni sacrificio, ferite che porteranno dentro per sempre.
Per uno strano caso del destino, ma forse non era un caso e il destino c’entrava poco o niente, quei campioni hanno realizzato le loro imprese nello stesso arco di tempo. 
Sognatori che non si sono mai arresi. 
È la definizione poetica che Nelson Mandela ha dato dei vincitori.
In queste pagine racconto le loro storie. 
Parlo di uomini che ho visto soffrire, maledire il mondo, avere paura, sognare, gioire, esultare. Quando salivano sul ring lasciavano nello spogliatoio ogni indecisione e si abbandonavano alla lotta.
È così che sono arrivati in vetta, pronti a cogliere il frutto delle loro fatiche. Sia che fosse l’oro olimpico, sia che fosse il mondiale tra i professionisti. Qualcuno ha raccolto entrambi. 
Per uno strano caso del destino, ma forse non era un caso e il destino c’entrava poco o nulla, quei signori hanno realizzato le loro imprese nello stesso arco di tempo. I meravigliosi anni Ottanta.
Eravamo l’America, avevamo il mondo in pugno. Erano i giorni dell’abbondanza e io inseguivo storie da raccontare.
Prima di scrivere questo libro mi sono imposto due regole. 
Avrei parlato solo degli italiani che nel decennio il mondiale professionisti lo hanno vinto. 
E avrei narrato esclusivamente i match che ho vissuto a bordo ring. Perché di questi posso restituire immagini, profumi, retroscena, parole, gesti. 
Ho mantenuto l’impegno per ognuna delle storie che troverete in queste pagine, tranne una. Non ero in platea, ma a tremila chilometri di distanza. Eppure era come se fossi lì, seduto in prima fila ad assistere al trionfo. 
Ho messo assieme parole, fatti e suggestioni di ogni combattimento. 
Sono sfilati davanti ai miei occhi gli scenari di quelle imprese: Las Vegas, Mosca, Los Angeles, Seul, Milano, Napoli, Agrigento, Montecarlo, Atlantic City, Genova, Perugia, Pesaro, Saint-Vincent, Sanremo, Siracusa. Palcoscenici dove a recitare erano signori che si chiamavano Patrizio Oliva, Loris e Maurizio Stecca, Gianfranco Rosi, Giovanni Parisi, Valerio Nati, Sumbu Kalambay, Francesco Damiani. Uomini che hanno reso nobile l’arte di casa nostra. 
Storie affascinanti, segreti nati dietro le quinte, notti di confessioni, vigilie di peccato.
Boxe e vita viaggiano a stretto contatto, anche se non sono poi così convinto che si possano confondere. Sono un discepolo della scuola della scrittrice americana Joyce Carol Oates. “La vita è come la boxe per molti e sconcertanti aspetti. La boxe però è soltanto come la boxe”.
I nostri campioni hanno attraversato gli anni Ottanta lasciando segni profondi. Match appassionanti, sconfitte che lacerano l’anima, vittorie che ripagano di ogni sacrificio, ferite che porteranno dentro per sempre.
Questa è la storia di quei giorni.

 

(da ERAVAMO L'AMERICA di Dario Torromeo, edizioni Absolutely Free, 274 pagine, 15 euro)

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