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LA STORIA: Il campione olimpico Park Si Hun, lasciò la boxe pentito di aver vinto l'oro

“Ho pensato spesso che la mia vita sarebbe stata migliore se avessi vinto la medaglia d’argento invece che quella d’oro”. 
Questo il concetto espresso dal Sud Coreano Park Si-Hun, campione olimpico nell’edizione di Seoul 88 nella categoria dei s.welter,  a trentadue anni di distanza dallo scandaloso verdetto che nell’incontro finale lo ha visto vincitore (3-2) sullo statunitense Roy Jones. 
La vittoria di Park sull’allora 19enne Jones rimarrà uno degli episodi più controversi della storia del pugilato olimpico. 
“Prima di salire sul ring per disputare l’incontro  finale fantasticavo di diventare una leggenda sportiva coreana, sostenuto da una  folla di connazionali in delirio per la felicità”.
Le cose non andarono proprio così.
Nonostante il verdetto in suo favore, il risultato  ha attirato critiche unanimi da tutto il mondo, compresi dagli stessi sudcoreani, che hanno fischiato Park sul podio.
Park si è sentito gravemente toccato  da quanto accaduto e dopo i giochi di Seoul non ha più combattuto ritirandosi a vita privata. 
Per i successivi 13 anni ha insegnato alle scuole elementari e superiori prima di tornare alla boxe in veste di allenatore. 
Nonostante siano oramai passati oltre trent’anni da quella notte, Park è ancora addolorato che  la sua medaglia d'oro sia ancora vista come una macchia di quella edizione dei giochi che rappresentarono una sorta di vetrina mondiale della  moderna Corea del Sud.
"Ho un risentimento che probabilmente porterò con me per il resto dei miei giorni", ha detto Park, 54 anni, oggi alla guida di una piccola squadra sull'isola di Jeju.
"Non volevo alzare la mano in segno di vittoria  dopo l'incontro di Jones”, ha detto Park. "Ma qualcuno l’ha sollevata contro la mia volontà e da quel momento la mia vita  è diventata un inferno".
Anche oggi Park si sente in imbarazzo a parlare del match con Jones.
Alla disperata ricerca della gloria olimpica, Park per tutto il torneo ha combattuto con la mano destra in non perfetto stato per un infortunio subito in allenamento
Tutti ciò non ha influenzato il suo cammino finché in finale non si è imbattuto in Roy Jones, troppo più bravo e veloce di lui.
Ad onor del vero per tutto il percorso di avvicinamento alla finale Park venne sfacciatamente favorito da arbitraggi compiacenti, sopratutto nei quarti di finale quando superó Vincenzo Nardiello (3-2).
"Roy Jones era un pugile di livello superiore, di un altro pianeta”, ha detto Park. "Un combattente sa benissimo se ha vinto o perso, e io quel giorno sapevo di avere perso".
Hun oro a Seoul
Park ricorda che si sentì "confuso" quando l'arbitro del match alzó sua mano dichiarandolo vincitore della medaglia d’oro e che non vedeva l'ora di lasciare il ring in quanto l’atmosfera, un misto di applausi e fischi, non era certo quella che dovrebbe accompagnare un successo di quella importanza. 
Ancora più umiliante per lui fu quando una rete televisiva locale realizzó un programma al quale parteciparono tutti e dodici sudcoreani vincitori delle  medaglie d'oro a Seoul ai quali vennero riservato onori ed interviste.  A tutti gli undici,  ma non a lui che venne completamente ignorato per tutto il tempo.
Nel corso degli anni Park è stato oggetto di critiche e di insulti con inviti espliciti a restituire la sua medaglia conquistata senza meriti.
Tutti questo viene da lui descritto come una tortura psicologica,  "come se fossi stato colpito ripetutamente con un martello sulla nuca".
Negli anni seguenti Park ha detto di essere caduto in una  profonda crisi depressiva pensando in più di un occasione al suicidio.
Il sostegno della moglie lo ha però aiutato a superare il difficile momento. La coppia ha preso In  considerazione in più di un occasione la possibilità di lasciare il paese, ipotesi in seguito abbandonata per la nascita di due figli. 
Il più giovane, Rei, 20 anni, è iscritto all’università della Louisiana negli Stati Uniti. Pratica il lancio del giavellotto e sogna di rappresentare il suo paese ai giochi olimpici di Parigi 2024.
Park non rimpiange la scelta di non essere passato
professionista ma confessa  di aver provato una certa invidia quando ha visto i successi di Jones con il quale dice di essere in contatto e di sentirlo  di tanto in tanto.
Dopo essere stato  ignorato e mobbizzato per anni, nel 2001 gli è stato chiesto dalla federazione sudcoreana di pugilato di guidare la squadra nazionale.
Nonostante i numerosi approfondimenti  effettuati, nel 1997, il  Comitato Olimpico Internazionale ha dichiarato di non aver trovato nessuna prova a sostegno di eventuali episodi di corruzione dei giudici della finale olimpica del 1988.
A questo proposito gli Stati Uniti avevano chiesto l’apertura di un'indagine dopo che documenti rinvenuti negli archivi della polizia segreta della Germania dell’Est, dopo la caduta del muro di Berlino, sembravano inequivocabilmente dimostrare il contrario .
Max

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