Era il 15 Ottobre 2016.
La TV trasmetteva, dall’Echo Arena di Liverpool, le fasi salienti della riunione incentrata sulla difesa del titolo mondiale Wbc dei massimi-leggeri da parte di Tony Bellew contro lo statunitense Flores, conclusasi con il successo del britannico per kot al 3° round. In uno dei combattimenti di “contorno”, il 23enne belga dal nome chiaramente italiano, Francesco Patera, sfidava il beniamino di casa Sean Dodd, per la cintura Internazionale Wbc dei leggeri. Reduce da una sconfitta in Francia, contro il talentuoso Yvan Mendy per l’UE della categoria, per il giovane discendente di quegli immigrati che avevano masticato fatica e nostalgia per costruirsi un futuro in Belgio, sembrava un’impresa velleitaria, quasi al limite dell’impossibile. Invece, ripresa dopo ripresa, Patera catturò l’attenzione e l’ammirazione di coloro che in Italia s’attendevano un facile successo dell’inglese, il quale ebbe la meglio con una discutibile split decision al termine dell’aspra e spettacolare contesa.
Ecco.
Quel giorno e proprio attraverso una sconfitta emerse, almeno per il gran pubblico, la figura di Francesco Patera, a conferma che anche le sconfitte possono giovare, quando coincidono con match “veri” e combattuti a testa alta. Da allora sono trascorsi tre anni, ma sembrano venti, tanto le cose sono cambiate. Di Sean Dodd si sono quasi perse le tracce, mentre per l’italo-belga (21-3-0; 7 ko) la strada ha preso direzione verso l’alto. Dopo avere battuto “El Puma” Di Silvio per il Mediterraneo Ibf, se n’é andato in Finlandia a sottrarre la cintura europea all’idolo scandinavo Edis Tatli nel maggio 2017, per poi restituirgliela nel dicembre successivo dopo un’opaca prestazione. Può succedere! Ma Francesco, alla faccia del “fattore del campo”, nello scorso ottobre si é fatto di nuovo la valigia ed é volato a Newcastle per conquistare ancora tale cintura divenuta vacante, ai danni del temibile e imbattuto Lewis Ritson (17-0-0; 11 ko), ritenuto dai pronostici quasi come scontato vincitore. Infine, il 16 febbraio di quest’anno, ha respinto l’attacco del forte francese Marvin Petit (231-1; 12 ko), sovrastandolo ai punti di fronte al proprio pubblico di Herstal, dove la parte più rumorosa e appassionata era quella rappresentata dai figli e nipoti delle tante “facce nere” italiane che scavarono tonnellate di carbone nelle miniere belghe.
Stasera, all’Allianz Cloud di Milano (che altro non é se non l’ex glorioso PalaLido degli anni belli del pugilato italiano), difenderà per la seconda volta il titolo continentale e si troverà di fronte il 29enne nordirlandese di Belfast Paul Hyland (20-1-0; 7 ko), tipico e indomito prodotto del pugilato glorioso della propria verde isola. Francesco sosterrà il settimo combattimento lontano dal Belgio, ma stavolta sarà un po’ meno “fuori casa”. Si sente italiano anche se con un passaporto diverso e c’é da giurare che il pubblico sarà con lui, perché semplicemente lo merita. La sua é stata una carriera non semplice né ovattata e quando le qualità tecniche e morali ci sono, tutto diventa possibile. Se vincerà, potrà davvero sognare legittimamente di avere un’opportunità mondiale. Sarebbe il degno corollario di una bellissima fiaba di sport e di vita. Non sarà per nulla facile domare Hyland, ma Patera stavolta é favorito. Non possiede devastante potenza né la tecnica raffinata di altri campioni che vanno per la maggiore, ma ha un cuore immenso, un ritmo infernale, intelligenza e personalità da vendere e lo sfidante di Belfast dovrà davvero raschiare ogni risorsa per batterlo. Dovrebbero essere dodici riprese senza sosta e degne di restare impresse nella memoria di chi vi assisterà. Speriamo sia così, anche per il bene del pugilato verde-bianco-rosso il quale ha bisogno di ossigeno e se ad aiutarlo sarà un connazionale che ha fatto fortuna lontano dai nostri confini, beh, ancora meglio!
Gualtiero Becchetti
