Broner supercampione, l'americano campione, l'umbro sfidante ufficiale. Il match a inizio 2016

di Marco Bratusch

Le ultime settimane trascorse dalla fine dell’estate devono essere sembrate al pugile di Bastia Umbra Michele Di Rocco come un periodo di “bonaccia”, per dirla in termini marinareschi. Un fase di immobilità e di attesa non sempre facile da gestire, come il protagonista de “La linea d’ombra” di Joseph Conrad, costretto a non poter salpare con la propria nave a causa della mancanza di venti a favore.

Poi d’un tratto il vento si alza, portando una notizia che sa di occasione vera: Michele Di Rocco affronterà Jose Benavidez con il palio il titolo regolare WBA.

Aiuterà riassumere la vicenda per capire come si sia arrivati a questa soluzione.

Come annunciato a inizio settembre, la WBA aveva nominato l’ex campione d’Europa come sfidante ufficiale al titolo interim di José Benavidez. Adrien Broner e Khabib Allakhverdiev erano destinati invece a giocarsi il titolo “regolare”, reso vacante da Jessie Vargas passato nei pesi welter.

La decisione non era stata gradita alla Top Rank, che gestisce Benavidez; i suoi avvocati avevano protestato, chiedendo all’ente che il loro pugile (classificato al 1° posto) fosse inserito nella contesa per il titolo “regolare”, richiesta sulla quale l’ente con sede a Panama City aveva preso tempo.

Nel frattempo, lo scorso 3 ottobre, Broner conquistava il titolo regolare WBA con una chiara vittoria prima del limite sul pugile russo, rientrando in pianta stabile tra i superleggeri.

Ora è finalmente arrivata la “svolta” per il nostro superleggero, con una soluzione che era già nell’aria da circa una settimana ma che è stata ufficialmente notificata da poco: Adrien Broner verrà promosso “Super” campione, Jose Benavidez sarà elevato a campione “regolare” e Michele Di Rocco ne sarà lo sfidante ufficiale.

Per ora, Benavidez combatterà in una serata il prossimo 12 dicembre negli USA, e dopo questo match potrà inserirsi Michele Di Rocco.

L'identikit di Jose Benavidez (foto sotto). Si tratta di un giovane molto alto per la categoria e dall’allungo imponente, esperto da dilettante (120-5). Nel 2009 vinse i Golden Gloves nazionali, già nei superleggeri. In seguito esordì da professionista ancora minorenne, dovendo ottenere dalla Commissione Atletica del Nevada una licenza speciale in merito. Di discendenze messicane (il padre, che lo ebbe giovanissimo, è allenatore di boxe), è nativo di Phoenix, Arizona, ma allenandosi da tempo alla Wild Card Gym risiede ora a Los Angeles (è stato sparring tra gli altri di Manny Pacquiao, Shawn Porter, Amir Khan, Mercito Gesta, Lucas Matthysse).

Fece suo il titolo interim in maniera dubbia lo scorso dicembre, togliendolo a Mauricio Herrera tra i giustificati mugugni del pubblico presente al Cosmopolitan di Las Vegas (stessa città e notte nella quale a poche centinaia di metri Leonard Bundu affrontava Keith Thurman). Difese questo titolo contro il “figlio d’arte” Jorge Paez jr, battuto per K.O..

Abile e potente nel portare i colpi dalla lunga-media distanza, ha un jab poco continuo ma secco ed è un buon colpitore al corpo; postura delle gambe “a compasso”, boxa in modo rilassato, sa all’occorrenza mettersi in guardia destra ma sembra avere dei chiari limiti di continuità, con un ritmo a volte lezioso e un difesa a tratti superficiale che affida molto alle schivate all’indietro e ai riflessi, meno alla guardia. Non è poi rapidissimo negli spostamenti sulle gambe e gradisce poco il combattimento “corpo a corpo”. Nella sua giovane carriera è già presente una frattura alla mano destra per la quale ha subito un’operazione e che in seguito ha subito delle ricadute.

Attualmente Jose Benavidez è classificato n.4 del Transnational Boxing Rankings Board.

Il 33enne Michele Di Rocco (40-1-1, 18 KO) ha invece come noto reso vacante il titolo d'Europa dopo averlo conquistato e difeso per oltre due anni, con quattro difese vittoriose.

Il tempo utile per giungere a un accordo tra la OPI2000 e la Top Rank non è stato specificato nella comunicazione ufficiale della WBA, ma il promoter Salvatore Cherchi si è detto “convinto del fatto che non ci sarà alcun bisogno di andare all’asta, anche perché non avrebbe molto senso contro la Top Rank. Con Arum troveremo senz’altro un accordo che possa essere soddisfacente per tutti”.

E’ un’occasione importante, di quelle che non avvengono spesso per i nostri pugili. Un titolo di sigla “vero”, con tutto il rispetto dei vari “interim” o “silver” che sono appunto classificazioni minori – cosa di cui troppo spesso ci si dimentica, non solo tra appassionati ma anche tra chi si occupa di boxe.

La “banda dell’alfabeto” ha portato confusione e perdita di credibilità nella boxe, ma se si arriva a considerare “mondiali” anche titoli minori che non lo sono, il rischio concreto è di passare dalla farsa alla barzelletta, con buona pace della statistica e della storia.

Tornare al mondiale unico per ogni categoria sarebbe l’auspicabile (e logico) sogno dei “romantici” puristi, tra cui chi scrive, ma finché lo stato di cose sarà questo è un pensiero che appartiene al regno di Utopia.  

L’ultimo pugile italiano che ha avuto l’occasione di misurarsi per un titolo di sigla è stato Giacobbe Fragomeni, per il WBC dei massimi leggeri, due anni fa a Chicago nella terza sfortunata sfida contro il rivale storico “Diablo” Wlodarczyk.

L’ultimo italiano a detenerne uno? Sempre Fragomeni, il titolo WBC conquistato nell’ottobre del 2008 contro Rudolf Kraj e ceduto un anno dopo all’asso magiaro Zsolt Erdei.

Il veneto Devis Boschiero ci andò vicinissimo nel novembre 2011 in Giappone, ma i giudici lo privarono del verdetto lasciandolo al detentore WBC dei superpiuma, Takahiro Aoh.

Ora, l’occasione iridata ci sarà per Michele Di Rocco, probabilmente nel primi mesi (verosimilmente tra febbraio e marzo) del 2016.