BoxeringWeb propone ai lettori una selezione dei migliori interpreti della boxe nazionale-
Troppa differenza di classe in Texas
Stanco di pagare centinaia di migliaia di dollari agli Enti. Vorrebbe (assieme ad Arum e Warren) fare a meno di loro
I promoter d’accordo, un affare da 200 milioni di sterline. Ecco i problemi che potrebbero far saltare tutto...
Il campione e l'allievo. Kubrat Pulev è andato a scuola stanotte. Anthony Joshua gli ha insegnato come si porta il montante, come si schiva con un leggero piegamento il colpo dell'avversario e si rientra con il diretto destro. Gli ha insegnato a gestire il match, senza fretta, senza affanno. Le accelerazioni sono arrivate solo quando erano necessarie, ha tenuto sempre a distanza di sicurezza lo sfidante lasciandogli il permesso per tre diretti destri, gli unici colpi da annotare in favore del bulgaro lungo nove riprese di sofferenza.
Nel terzo round il combattimento si era concluso. Kubrat Pulev, travolto da una serie infinita di Joshua era una navicella in mezzo alla tempesta, cercava un rifugio dove salvarsi, uno scoglio dove ripararsi. E lo trovava sulle corde, le abbracciava, si piegava con il volto che indicava la resa totale. Nel compiere quell'azione girava le spalle ad avversario, arbitro e ring. Era abbandono. Lo dice il regolamento, lo dice l'esperienza, lo dice la realtà. Ma l'arbitro Deon Dwarte deve avere un codice tutto suo, l'abbandono nel libro delle regole del sudafricano non esiste. E allora si è andati avanti.
Non ha certo fatto un favore allo sfidante che poco dopo è stato sollevato da un altro montante destro sparato da un AJ in stato di grazia. E sempre un montante, stavolta nella nona ripresa, ha segnato la fine. Il knock out, la chiusura. È stato un colpo di rara bellezza. Precisione, velocità, corretta impostazione tecnica, giusta scelta di tempo. Un capolavoro. La degna conclusione di una serata meravigliosa per il campione britannico.
Ieri notte Anthony Joshua ha risposto con una grande prestazione agli scettici. Certo, Pulev ha 39 anni e sette mesi. Porta sulle spalle il peso di una lunghissima carriera da dilettante e di una dura avventura tra i professionisti, Ma ha carattere, personalità, solidità fisica. Ecco, allo sfidante va riconosciuto tutto questo. Al campione stavolta va semplicemente un lungo applauso.
AJ ci ha riportato nel pugilato vero, quello fatto di colpi reali, di rischio, rapidità di esecuzione, pugni presi e colpi dati senza nessun regista a gestire lo show. Mike Tyson appartiene al passato, è stato un campione. Quello che fa oggi sono esibizioni. Quella che abbiamo visto stanotte è boxe. È realtà senza finzione, senza una sceneggiatura scritta prima. Le emozioni che ho provato sono nate dal fatto che non sapevo come sarebbe andata a finire, potevo supporlo, ma non saperlo. È questo lo sport, il resto si chiama spettacolo, show business.
E adesso Tyson Fury. Eddie Hearn l'ha detto alla vigilia, il match si farà sicuramente nel 2021. Probabilmente entro giugno. A quel punto sarà una sfida di grande spessore, incerta, avvincente. Dico subito che penso sia Tyson Fury a partire da favorito. Di poco, ma favorito. In ogni caso sarà l'unificazione del mondiale. Da vedere con gioia, emozione, sofferenza e interesse. Grazie ad Anthony Joshua per averci restituito la possibilità di parlare di pugilato. Il trambusto generato dalle simulazioni, sinceramente non mi divertiva più.
RISULTATI - Massimi (mondiale Wba, Wbo, Ibf, Ibo) Anthony Joshua (24-1-0, 109,200 kg) b. Kubrat Pulev (28-2-0, 108,700) ko 9; arbitro: Deon Dwarte (Sudafrica); giudici: Matteo Montella (Italia), Yordan Ezekiev (Bulgaria), Phil Edwards (Gran Bretagna); massimi leggeri (Wbo Internazionale): Lawrence Okolie (15-0, 90,500) b. Nikodem Jezewski (19-1-1, 90,450) kot 2; massimi: Hughie Fury (25-3-0,112,100 ) b. Mariusz Wach (36-7-0, 123,400) p. 10 (100-90, 100-90, 99-91); massimi (vacante Wbc Internazionale) Martin Bakole (16-1-0, 113,780) b. Sergey Kuzmin (15-2-0, 117,100) p. 10 (98-92, 97-93, 96-94); superwelter: Kieron Conway (16-1-1, 71,900) b. Macauley McGowan (14-2-1, 72,380) p. 10 (100-90, 100-89, 100-89); welter: Florian Marku (7-0-1, 66,700) e Jamie Stewart (2-0-1, 66,200) pari 8 (arbitro e giudice unico Marcus McDonnell 76-76); supergallo: Qais Ashfaq (9-1-0, 56,350) b. Ashley Lane (14-10-2, 55,500) kot 7.
Solo Crawford sulla strada di Errol Spence?
Spence si è dimostrato ancora una volta un pugile estremamente completo e dotato di gran classe. Fra i 147 libbre nessuno può sovrastarlo fisicamente tantomeno Garcia che in fondo viene dai superleggeri dove è stato un vero campione del mondo. Ha una notevole velocità di braccia, fa male, ha un jab destro che è una spada e una intelligenza pugilistica di altissimo livello. E' stato lui a prendere in mano subito l'incontro avanzando con quel jab e facendo un notevole lavoro al corpo. Questo approccio sul piano teorico avrebbe potuto star bene a Garcia che è un incontrista naturale ma essere spesso spinto indietro non lo poneva nella situazione più congeniale perché Garcia preferisce fare il match, lasciare che l'avversario muova le mani, mandarlo a vuoto e rientrare. Spence gli ha tolto quest'arma e non ha quasi mai permesso che comunque Garcia si ponesse nella situazione di poter replicare solidamente.
Al di là di una scelta tattica felice è apparso evidente che Garcia non avesse un piano b e questo è un limite che gli ha impedito almeno di cercare una soluzione. Spence poi porta colpi da tutte le posizioni, raramente si tratta di colpi isolati, Garcia dal canto suo si è affidato in particolare al gancio destro e il migliore gli è riuscito al volto di Spence al 10° round quando il match era ormai compromesso abbondantemente. Ci si aspettava che Garcia, perso per perso, scatenasse una battaglia assalendo Spence e alzando un ritmo che è stato alto ma non parossistico. Garcia lo ha fatto quasi per onor di firma solo negli ultimi 10 secondi di un match in cui già si era evidenziata la sua frustrazione. Del resto non è facile prendere decisioni rischiose contro un uomo del valore di Spence, tanto più con entrambi gli occhi segnati, ma correre quel rischio era l'unica possibilità di ribaltare l'andamento del match. Attendere che Spence sbagliasse qualcosa per prenderlo d'incontro era come aspettare Godot. Garcia qualche volta ha cercato di lavorare al corpo ma tutte le volte che lo ha fatto Spence ha replicato con lo stesso lavoro moltiplicato per due.
In sostanza ha vinto nettamente l'uomo migliore. Due giudici avevano 116-112 per Spence, il terzo 117-111 che è anche il nostro cartellino. Ma davvero adesso dateci Spence-Crawford per favore.
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