Sospesa la Norway Boxing Federation perché nel campionato nazionale ha fatto combattere i pugili con il caschetto protettivo. Proprio come impone la legge di quel Paese...
L’Aiba colpisce ancora. Dopo Corea del Sud, Stati Uniti, Inghilterra, Camerun, Romania, SudAfrica e India, ha sospeso provvisoriamente anche la Norvegia. Ma stavolta è andata al di là di ogni immaginazione. Ha istigato una Federazione sportiva a disubbidire alle leggi dello Stato. Con la sospensione della Norway Boxing Federation ha certificato la sua convinzione di essere padrona dell’Universo, di potere gestire in proprio e senza la mediazione delle Federazioni Nazionali l’intero pugilato mondiale.
La sospensione è arrivata perché la Norvegia ha disatteso l’Articolo 6 dello statuto Aiba per quanto riguarda la Regola 22 delle competizioni AOB durante i Campionati Nazionali che si sono svolti a Tonsberg dal 6 all’8 marzo.
Cosa avranno mai fatto? Avranno combattuto a mani nude, si saranno misurati sulla distanza delle 45 riprese, avranno scelto di affrontarsi senza arbitro?
Niente di tutto questo. I pugili Elite norvegesi hanno combattuto con il caschetto. Non potevano fare altrimenti. Era l’unico modo per salire sul ring senza essere fermati dalla polizia. Le leggi statali norvegesi infatti proibiscono qualsiasi incontro di boxe in cui i due atleti combattano senza il caschetto protettivo. Ma l’Aiba è convinta che le sue regole valgano di più di quelle dello Stato in cui lo sport si svolge. E allora lo sfida! (sotto il testo della lettera dell'Aiba a tutte le 196 Federazioni affiliate).
“La Norvegia Boxing Association è al tappeto per il conteggio, chiediamo a tutti i nostri soci, sostenitori e appassionati di boxe di sostenerci. Dobbiamo, infatti, alzarci in piedi e vincere questa battaglia!”, così si può leggere sul sito ufficiale della Federazione.
“Tutto questo è molto triste” ha commentato il presidente Patric Wheeler che è stato costretto ad annullare i Campionati Nordici in programma in questo week end a Oslo. Come al solito la comunicazione Aiba è rapida e veloce, stavolta è arrivata addirittura a 48 ore dal primo gong…
I casi sono due: o il Governo cambia la legge o la Norvegia sarà per sempre fuori dall’Aiba (nella foto, a sinistra il direttore esecutivo Ho Kim, a destra il presidente europeo Franco Falcinelli). Vedremo.
Nel frattempo l’organismo mondiale è andato avanti. Nella seconda parte del suo comunicato ho trovato un’altra perla.
“Pugili e allenatori potranno gareggiare fino a quando rispetteranno le regole Aiba.”
In altre parole saliranno sul ring sotto la sua bandiera. Evidentemente ormai si sente come il Comitato Olimpico Internazionale che offre “cittadinanza” agli atleti che gareggiano durante i boicottaggi (come è accaduto, ad esempio, a Mosca 1980).
Nascono spontanee alcune domande.
1. Perché squalificare la Federazione e perdonare gli atleti che sono pur sempre saliti sul ring con il caschetto? (forse perché dei pugili non si può fare a meno e i dirigenti costituiscono un ostacolo alla realizzazione del Progetto?)
2. E’ questo il primo passo per fare fuori tutte le nazioni che trasgrediscono il minimo e gestire in proprio, senza l’intermediazione delle FN, l’intero parco pugili del mondo?
Per ora chiudo qui. Ma resta sospesa una terza domanda, anche se ha poco a che fare con l’argomento sinora trattato.
A che punto è l’APB (il professionismo targato Aiba)?
Dopo due anni di rinvio, non si conoscono ancora le liste dei pretendendi al titolo nelle dieci categorie di peso. Il Comitato si è riunito un mese fa a Losanna. E’ rimasto prigioniero in qualche castello svizzero o i sistemi di comunicazioni Aiba sono davvero così danntamente lenti?
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