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Storie di Boxe

C'E' TRISTEZZA NELLA BOXE? SI', PERCHE'...

GioiaDolore

"Coloro che non amano non hanno mai grandi gioie; coloro che amano spesso hanno invece grandi tristezze"
(Jean-Benjamin de Laborde)

Un amico mi ha detto: "Ho letto tutti i tuoi libri e mi sono piaciuti tanto...Ma perché così spesso hanno un fondo di tristezza?".
Non ci avevo mai pensato. E non ho saputo cosa rispondere, se non..."Perchè mi sono venuti così". E non è in verità una gran risposta.
Poi ho riflettuto e forse ho capito la ragione per cui in effetti distendo sopra le mie parole un'involontaria nube scura anche quando ciò che racconto dovrebbe essere illuminato dall'allegria e dall'ottimismo.
Ma il pugilato è uno sport di confine e come tale, anche per ragioni famigliari e affettive, l'ho sempre vissuto con sofferta passione.
E' uno sport di confine perchè è in perenne ed instabile equilibrio tra gioia e dolore, trionfo e dramma, speranza e disperazione. I pugili camminano su un lungo filo che attraversa il precipizio.
Un passo solo e tutto cambia.
Ogni volta è così. Per uno che vince ce n'è uno che perde, ma perde davvero e non di rado soffre nel corpo e nell'anima.
Non subisce una sconfitta per un goal o per un decimo di secondo di ritardo o per una pallina finita in rete.
Subisce una sconfitta che fa male e talvolta tanto...
E da qualche parte, vicino al ring o a casa in trepidante attesa vicino al telefono, qualcuno ha paura.
Una paura reale.
Non quella del tifoso che teme per il risultato e l'indomani se n'è già dimenticato...
E' la paura di chi teme per l'incolumità di colui al quale vuole bene. Di chi trema per il sangue che gli scende sul volto o le gambe che vacillano. E' l'angoscia di chi assiste ad un atterramento e si sente morire dentro e ad ogni secondo scandito dall'arbitro vorrebbe correre ad aiutare il proprio caro per paura che non si rialzi.
Questa è la terrificante bellezza del pugilato, il suo angosciante fascino, il segreto che ne fa lo "sport-non solo-sport".
Tale caratteristica, unica o quasi tra le discipline agonistiche, avvince, esalta, sconvolge, sommerge di gioia o di dolore chi lo ama, a partire dai pugili per arrivare a tanti ignoti spettatori.
Ecco perchè dalla penna mi sfugge sempre un velo di tristezza.
Non mi riesce di guardare una sfida di boxe come una rappresentazione da accompagnare con trombe, tamburi, cori spensierati o di dileggio verso l'altra fazione.
E' troppo serio ciò che accade sul ring.
Merita partecipazione, rispetto, solidarietà e molti pensieri. Sia nella vittoria che nella sconfitt
a.
Come in tutte le vicende che la vita ci riserva, non mi riesce di vedere mai una gioia senza ombre o un dolore senza un lume.
E il pugilato è qualcosa che assomiglia maledettamente alla vita,
Per questo meriterebbe di non morire mai.

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