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Storie di Boxe

Il mio Olimpo dei pugili dappoco

GessiLassandro

Ho collezionato, durante la mia vita di appassionato di boxe, circa seimila foto, a partire da quella con dedica di Italo Scortichini, la mia n.1 (come il “cent” portafortuna di Paperon dé Paperoni), risalente a quando avevo appena cominciato le scuole elementari. Con pazienza le ho in gran parte raccolte e tuttora continuo a raccoglierle in una chiavetta del computer e talvolta, per ragioni di ricerca o semplice nostalgia, le vado a visitare. Soltanto qualche raro amico le ha viste.
Ne sono un po’ geloso e inoltre, purtroppo, sono consapevole che quasi a nessuno interessano più…
Coloro che vi hanno dato una sbirciata, a parte quelle mille volte pubblicate dei celeberrimi pugili, non riconoscono nessuno e leggendo il nome di chi vi é immortalato mi domandano, quasi sempre, chi siano i tanti “mai sentiti dire” che conservo nel mio “scrigno” di immagini.
E rimangono sbalorditi quando rispondo che si tratta di perdenti, di mediocrissimi, di comparse e meteore di cui forse neppure gli amici e i parenti ricordano ormai i trascorsi sul ring.
A quel punto devo loro una spiegazione riguardo tale apparentemente inutile presenza. Ogni foto, spiego, è per me una scelta meditata. E’ riferibile ad un momento della mia vita che ha creato una specie di filo che mi collega a lei. Niente è dovuto al caso. Anzi. C’è un ordine, un criterio preciso nel sceglierle che solo io comprendo sino in fondo. Sono le immagini di uomini e pugili che ho visto combattere o di cui ho letto tante volte in trafiletti dispersi tra le pagine dei giornali. Ecco il pugile che mi commosse e quello che perdeva sempre; quello che si faceva squalificare per limitare i danni e l’altro che aveva un coraggio da leone; quello che nemmeno sapeva mettersi in guardia e colui che scambiava il ring per un saloon del Far West; quello che si illudeva di essere un campione e pure chi sprizzava paura matta da tutti i pori; colui del quale ero amico e pure l’antipatico che mi irritava solo a vederlo…
Tutti sono in ogni caso rimasti inchiodati alla mia memoria e non se ne sono più distaccati portandosi dietro, come le caselle di un domino, un’infinità di altre caselle belle e brutte, allegre e drammatiche della vita. Piccole e pur importanti storie che mi riconducono a vicende personali, mie e forse solo mie…
Tra le fotografie vecchissime e recenti dello “scrigno” non c’è differenza tra campionissimi e “mezze calzette”. Almeno per me.
E io so il perché. Questo è ciò che conta. Pertanto sarò sempre grato a tutti quei seimila eterni ragazzi per esserci stati ieri ed esserci ancora oggi…
E con identico cuore.

 

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