Sfida a Las Vegas
Due medaglie d'oro olimpiche, due campionati del mondo dilettanti vinti, campione del mondo dei pesi supergallo da professionista con titolo in realtà ancora suo, eppure la carriera di Guillermo Rigondeaux, 38enne asso cubano, si può quasi definire una mezza delusione almeno da professionista. Intendiamoci, Rigondeaux è da tempo pugile da Hall of Fame ma ha combattuto solo 19 volte in 10 anni di professionismo fra momenti di stallo, problemi manageriali, incertezze e quant'altro.
Aggiungiamoci pure l'inutile e scriteriato match contro Vasyl Lomachenko, un altro fuoriclasse però molto più pesante di lui e affrontato con la consapevolezza quasi indolente che sarebbe finita presto e male.
Da quel match è passato oltre un anno e mezzo nel quale il cubano ha combattuto e vinto solo con tale Giovanni Delgado. Rigondeaux torna a combattere questa notte in un match serio contro Julio Ceja al Mandalay Bay & Resort di Las Vegas. Dicevamo serio perché Ceja senza essere un fenomeno non è uno qualsiasi.
Ventiseienne messicano di quelli che hanno iniziato il professionismo da ragazzini, Ceja è salito alla ribalta andando a perdere una discussa majority decision in Inghilterra contro Jamie McDonnell per il vacante titolo di sigla IBF dei gallo per poi conquistare titoli di sigla WBC sia fra i gallo, versione Silver, che fra i supergallo. Viene da una sconfitta per decisioe tecnica al 4° round contro Franklin Manzanilla che gli è costata un titolino.
Ceja è un picchiatore, un uomo da battaglia. Dovrebbe essere però l'avversario ideale per un incontrista mancino come Rigondeaux. Sempre che Rogondeaux sia sempre quello di un tempo perché prima o poi capiterà che non sia più così. Quel giorno potrebbe non essere lontano.