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Bordo Ring

Gambe e sinistro… Marsili, una vittoria da giovane 39enne

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Contro Diaz un match concreto, ricco di tensione. Il Tizzo merita tutto quello che riuscirà a conquistare...

 

Tra dieci giorni gli anni saranno trentanove, più di un terzo passati sopra un ring. E quando resti così a lungo a contatto con la sofferenza e il sacrificio, capisci che non hai tempo da perdere. Quando passa il treno devi saltarci su.

Emiliano Marsili deve essersi portato dietro tutti questi pensieri quando a Fiumicino è andato ad affrontare Gamaliel Diaz. Non voglio stare qui a raccontarvi storie, né a narrare favole. Non mi interessa fare valutazioni di carattere assoluto, l’avevo detto e lo ripeto.

E allora aggiungo che quello che ho visto mi è piaciuto.

Il Tizzo era più scuro del solito. Sentiva la sfida. Pativa i lunghi digiuni. Ha sofferto più di quanto non sia apparso. Ha vinto netto, senza un attimo in cui si sia dubitato di cosa sarebbe potuto accadere. Ma la boxe per Emiliano non è né lustrini, né riflettori sparati negli occhi. È sangue, sudore e lacrime.

Essenziale nel suo pugilato, capace di portare a termine un lungo lavoro studiato in palestra. E dall’angolo Mario Massai per tutto il combattimento ha ripetuto lo stesso mantra.

Stai calmo”.

Stai tranquillo”.

Va bene”.

Nessuna frase a effetto, nessuna formula magica, nessuno spreco di parole. Solo quello che era essenziale dire.

Il maestro vedeva con maggiore serenità la scena dell’azione. Sapeva più del suo stesso protagonista che il campione non avrebba mai potuto perdere se solo fosse riuscito a restare attaccato al filo della logica, senza mai farsi comandare dall’emozione.

Era teso Marsili. Nessuna concessione a un ambiente che sembrava avesse voglia di festeggiare in anticipo. Il pugilato non è così semplice, dietro l’angolo nasconde spesso più di un’insidia. Anche nelle notti di mare calmo. E l’uomo del porto non poteva non saperlo.

Racconto il match dandogli una sola chiave di lettura, sarà Marco Bratusch a inquadrare per intero la scena. La mia telecamera era dietro le spalle del Tizzo e inquadrava, come in un film sperimentale, soltanto lui. L’obiettivo mi ha fatto vedere una boxe di qualità.

Dicono i vecchi santoni che con un buon sinistro giri il mondo. E aggiungono che rapidità di braccia e grande lavoro di gambe fanno il resto. E allora? Qualcuno ha il coragio di dire che sia mancato qualcosa nello spettacolo che ha messo in scena il signore di Civitavecchia?

Concentrato, chiuso in se stesso al punto da non lasciarsi andare neppure a un mezzo sorriso a operazione compiuta. Nero dentro e fuori. Eppure era una notte di festa, di gioia. Era diventato detendore della cintura silver Wbc dei pesi leggeri, poteva eslutare. Non per il titolo, né per quello che verrà. Anche perché nessuno ancora lo sa con certezza, neppure i manager che ostentano sicurezza.

La felicità era lecito aspettarsela per avere ancora una volta dimostrato a se stesso di sapere fare quello che pensava di poter fare. La concretezza è dote rara in questo mondo. Emiliano Marsili è un uomo concreto. Gli svolazzi li lascia agli altri.

Ho tifato Marsili, l’ho visto usare il sinistro nel giusto modo. Mi è piaciuto quando veniva via di gambe, aspettava che l’altro si sbilanciasse in avanti, si bloccava e metteva dentro i colpi. Addirittura qualche montante di qualità.

Ho tifato per lui e sono contento. Perché il Tizzo merita tutto quello che riuscirà a conquistare.

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