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Bordo Ring

Tifo Marsili, lui sa quanto siano dure la vita e il pugilato

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Lavora al porto per permettersi il “lusso" di fare la boxe, merita tutto quello che riuscirà a conquistare...

 

C’è una frase che nella boxe sento ripetere spesso. È una lezione di vita, non solo di sport. Molti l’attribuiscono a Muhammad Ali, l’ho sentita per la prima volta mentre guardavo “Rocky Balboa” al cinema. E, non a caso, era un ammonimento che Rocky dava a suo figlio.

Non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti”.

Credo che proprio questo sia passato per la testa di Emiliano Marsili il 20 gennaio del 2012 sul ring di Liverpool. Si stava giocando un match importante, non guardo da tempo alle etichette che gli organizzatori appiccicano sulle sfide di pugilato. Il valore lo danno i due rivali, non il nome del titolo. Combatteva all’estero e contro un avversario dal record di livello come Derry Matthews. Aveva vissuto una vigilia agitata per una telefonata fuori luogo della Federboxe italiana che a un giorno dall’incontro gli aveva imposto di non salire sul ring, pena la squalifica. Inutile dire che aveva respinto al mittente le minacce.

Durante quella battaglia che si era poi rivelato il match aveva rischiato di perdere, aveva sofferto, sentito dolore, ma si era rialzato ed era riuscito a vincere per kot alla settima ripresa.

Entrato tra fischi e sputazzi, aveva lasciato l’Olympia Arena tra gli applausi. Ecco rispettati tutti i principi di quella lezione che il vecchio Sylvester Stallone mi aveva trasmesso nel sesto episodio della serie e Marsili aveva messo in pratica su un ring nemico.

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Non mi importa l’etichetta che c’è sul match dell’1 agosto a Fiumicino, non mi importa chi sia Gamaiel Diaz (per altro, ex campione del mondo). Mi importa dire che Emiliano Marsili merita tutto quello che riuscirà a conquistare.

Perché è un pugile dell’Italia di questi anni Duemila. Uno che interpreta la boxe, come una volta mi ha confessato, come un lusso. Deve lavorare per potersela permettere. Perché, nonostante qualche passo avanti sia stato fatto, questo sport è ancora una seconda attività.
Cosa vuole dire, oggi, fare il professionista in Italia?
Era stata la mia domanda.
Significa essere un pazzo scatenato, uno che ha sbagliato tutto. Uno che si è andato a incastrare in uno sport che richiede enormi sacrifici e ti ripaga con pochi euro. E pretende che tu sia un atleta vero, uno sempre in forma, schiavo della dieta più terribile. Intanto che fai tutto questo, devi anche cercare i soldi per andare avanti”.

Era stata la sua risposta.

Ma quando alla fine della chiacchierata gli avevo chiesto cosa pensasse del pugilato, non aveva avuto dubbi.
Lo amo”.

È la conferma di una sorta di masochismo che pervade quest’uomo che dieci giorni dopo il match festeggerà i 39 anni.

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Anche stavolta Marsili (foto Renata Romagnoli) ha seguito il percorso fatto di sangue, dolore e lacrime. Con il caldo asfissiante che ha assalito ogni angolo del Paese, ha dovuto lottare contro il problema di sempre. Il peso.

Mi diceva che normalmente comincia la preparazione con nove chili da buttare via. È un leggero costruito sul sacrificio. Ma il pugilato è una missione che ha scelto, nessuno gliel’ha imposta. Al contrario, ha imboccato questa strada nonostante il pollice verso della mamma. Le ha detto qualche bugia ed è andato avanti.

È arrivato tardi al professionismo, aveva quasi 27 anni. Vi è arrivato dopo avere addirittura pensato di lasciar perdere tutto. Mario Massai e i suoi consigli l’hanno convinto ad andare avanti.

Pugile solido, mancino, tecnica adatta soprattutto contro chi attacca, pugno solido anche se non devastante. Ha faticato a imporsi a livello di popolarità. Pochi avevano rischiato una puntata su di lui quando si è misurato contro Luca Giacon. L’altro era la stella nascente, il cocco dei giornalisti, il ragazzo dal sorriso che conquista e dal pugilato spumeggiante. Emiliano Marsili lo ha messo kot in meno di due round.

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Era una rivincita, così raccontava in diretta televisiva, contro chi non aveva creduto in lui. E parlava di Salvatore Cherchi e della Opi2000 (quel match l’aveva fatto con la Round Zero di Giulio Spagnoli).

Oggi è tornato con i Cherchi. E si trova meravigliosamente bene, il combattimento dell’1 agosto è un’acrobatica trovata della Opi2000 e della sua capacità di convincere il Wbc.

Apro una veloce parentesi. Nel panorama organizzativo italiano è stata proprio la società milanese a portare qualcosa di nuovo, di convincente. Ha avuto l’idea di una sede fissa dove ripetere riunioni per un pubblico di appassionati veri, sa accompagnare con una giusta dose di promozione mediatica l’evento, riesce ad arrivare all’appuntamento superando il naturale scetticismo che i giornali da anni mostrano nei confronti del pugilato. Parentesi chiusa, torno a Marsili.

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Lungo il cammino ha incrociato un artista appassionato di boxe, Federico Zampaglione dei Tiromancino, che per lui ha anche scritto una canzone: Molo 4, la canterà mentre Emiliano camminerà verso il ring la sera del match. A presentarlo assieme a Valerio Lamanna, sarà anche Claudia Gerini: attrice popolare e compagna di Zampaglione.

Marsili è un pugile di casa nostra, tosto e concreto. È lontano anni luce dal clima e dalle suggestioni della boxe americana, anche se proprio per questo match se ne è andato due mesi a Los Angeles frequentando anche la palestra di Fredie Roach. Emiliano non appartiene allo show business, non ha un soprannome che incute paura. Non è Boom Boom, Tiger, Mano di pietra, Hitman o Black Bomber. No, lui è Tizzo. Così chiamano nel Lazio chi ha la pelle più scura, nera come il carbone. Lavorando al porto e vivendo a Civitavecchia, è “agevolato” su questo fronte.

Sabato 1 agosto sul ring di Fiumicino si gioca una carta importante. Poi avrà altre quattro cartucce da sparare, così ha detto in un’intervista a Civonline. Altri quattro match e, a quarant’anni compiuti, chiuderà con la boxe. Finirà di soffrire e comincerà a rimpiangere le pene della dieta, il dolore del match, le lunghe attese, il massacrante ritmo delle giornate divise tra lavoro e allenamenti, l’adrenalina dei combattimenti.

Emiliano “Tizzo” Marsili è uno che è arrivato fin quassù con i suoi pugni e a 39 anni quasi compiuti ha deciso che è presto per fare il bilancio di una vita sul ring. È ancora tempo di guardare avanti e di realizzare i sogni. Merita tutto quello che riuscirà a conquistare.

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