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Bordo Ring

Il peggiore pugile della storia

ECEric Crumble: 31 match, 31 sconfitte, 31 ko subiti. Ventidue volte ha perso al primo round, nove al secondo. Ha combattuto in sei categorie di peso e non ha mai vinto...

ERIC CRUMBLE può vantarsi di essere il peggiore pugile della storia. Aveva il destino già scritto nel cognome. Eric Sisbriciola (la traduzione in italiano) ha esordito al professionismo il 22 giugno del 1990, l’anno in cui Kevin Costner e “Balla coi lupi” vincevano l’Oscar. Tre giorni dopo l’Italia batteva 2-0 l’Uruguay e approdava ai quarti di finale dei Mondiali di calcio.

E’ salito sul ring per l’ultima volta il 19 settembre 2003. Tredici anni per un totale di 41 round. Non c’è errore. Il signor Eric Crumble ha combattuto per tredici anni riuscendo a rimanere in piedi la miseria di quarantuno riprese!

Il suo record parla di 31 match, 31 sconfitte per knock out. Ci sarebbe poi il no contest nella ripresa d’apertura contro Rick Lanas, nel settembre del ’94. Un match di cui si fatica a trovare testimonianze. Di certo Lanas non era un fenomeno, si sarebbe infatti ritirato dopo il successivo incontro. Il quarto in carriera.

Ma il nostro eroe Eric non ha solo perso prima del limite tutti i match che ha disputato. No, sarebbe stato troppo semplice. Lui li ha persi tutti per ko entro il secondo round: ventidue volte è finito steso per il contaggio finale entro tre minuti, nove entro sei.

Il suo record di durata ha una data precisa. Il 25 marzo del 1995 a Sterling Illinois, ha resistito fino a 1:34 del secondo round contro Rick Camlin, poi l’arbitro Pete Podgorski non ha potuto fare altro che decretare il kot.

Ci sono molti pretendenti al titolo di capo supremo della Hall of Shame, il posto dove dovrebbero vergognarsi per i loro risultati. Il più noto è Reggie Strickland che vanta un record di 276 sconfitte su 359 combattimenti. Buono, ma non abbastanza.

Immagine

Ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità anche Peter Buckley (foto sopra): 256 match persi su 300 disputati. Anche qui applausi, ma non basta.

Allora entrano in campo i pezzi forti. Alexandru Manea che ha il record per la striscia più lunga di sconfitte: 54 in altrettanti incontri. Ma ne ha persi solo 14 per ko, troppo poco per essere paragonato a uno come Crumble. Il giovanotto rumeno è stato cliente assiduo dei ring italiani dove si è esibito dieci volte, cedendo in una sola occasione prima del limite.

Ha provato a tenere il ritmo anche Leon Shavers che però si è fermato a 21 scontitte per ko su altrettanti confronti.

Donnie PeneltonEric Crumble appartiene a un’altra categoria. Un gigante che non è caduto in tentazione neppure il 25 febbraio del 2000 quando, a Cedar Rapids in Iowa, è salito sul ring contro Donnie Pendleton: uno che aveva perso 95 volte su 105 match. Eric è finito kot dopo 1:14 del secondo round. Sulle ali dell’entusiasmo Pendleton (foto a sinistra, al tappeto in una delle sue trentatrè sconfitte per ko), cugino di Gerald McClellan, ha continuato per la sua strada sino a chiudere la carriera con 166 sconfitte su 185 combattimenti.

Crumble ha accuratamente evitato di cimentarsi al Madison Square Garden, all’MGM di Las Vegas o allo Spectrum di Filadelfia. Lui ha preferito esibirsi al Coyote’s, allo Shooting Star Cosmo, all’8 Second Salon, al Banana’s Joe.

Strada facendo è stato fermato per 465 giorni in 13 anni dalle varie commissioni mediche. Ma il giovanotto, che non è mai uscito dai confini del Nord America, non si è arreso.

Ha combattuto in sei differenti categorie di peso, regalando spesso chili agli avversari. Gli è accaduto più di una volta di misurarsi da welter contro dei supermedi.

E’ nato il 10 dicembre del 1966, un sabato, sotto il segno del Sagittario: “Il soggetto del Sagittario è generalmente ben apprezzato e lodato in ambito lavorativo, tanto che spesso riesce ad acquisire un ruolo dirigenziale all’interno di aziende oppure riesce ad affermarsi in un’attività individuale. Per il nato sotto questo segno il lavoro è un palcoscenico nel quale poter dimostrare le capacità, la grinta e il dinamismo, caratteristiche di spicco nella sua poliedrica personalità. Tali doti sono un modo per ottenere quel ruolo di prestigio a cui il Sagittario ambisce in maniera particolare.”

Ogni segno zodiacale ha la sua eccezione.

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A questo punto la domanda da farsi è: perché mai le commissioni del Nord America hanno continuato a dargli la licenza per combattere? Diciamo che all’inizio non avevano capito bene davanti a chi si trovassero, ma dopo undici ko subiti nel primo round e sei nel secondo su un totale di 17 match perché lo hanno fatto salire sul ring per altre quattordici volte?

Cosa deve fare un pugile per essere fermato, perché gli sia impedito di farsi del male? La boxe professionistica spesso si lamenta per torti o ingiustizie, ma dovrebbe anche fare una serena autocritica. Se si pretende il rispetto delle regole dall’esterno si deve assolutamente avere lo stesso atteggiamento al proprio interno.

Girano ancora per il mondo i perdenti di professione, gente che serve ad arricchiare il record di potenziali protagonisti del boxing internazionale. E’ un modo sbagliato di crescere. E’ vero, questi signori che gli americani chiamano “tomato can” (spruzzi del loro sangue hanno riempito i ring di tutto il mondo), sono sempre esistiti. Ma è giunto il momento che smettano di esserlo. Ci sono dei limiti entro i quali bisogna rimanere.

Per lo spettacolo. Nessuno pagherebbe un euro per vedere la Juventus contro una squadra dell’oratorio.

Ma soprattutto per la salute di un uomo. Non venitemi a raccontare che 31 knock out consecutivi non abbiano lasciato segni.

Oggi Eric Crumble vive a Milwaukee nel Wisconsin e il prossimo 10 dicembre festeggerà 48 anni. Tra i suoi ricordi il pugilato occupa una parte importante. Ma tra quelle sfide non ci sono bei momenti da raccontare. Lo chiamavano, lui andava. Saliva sul ring e in meno di sei minuti il lavoro era fatto. Un knock out dietro l’altro. Contro futuri campioni come Manfredy o Echols, ma anche contro perfetti sconosciuti. Il signor Crumble ha interpretato lo stesso copione con tutti. Il suo ruolo era quello del pugile che finiva al tappeto e veniva riportato all’angolo a braccia dai secondi. Non sono storie da narrare davanti al fuoco nelle sere d’inverno.

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