Egorov lo batte ancora una volta, otto round sono troppo lunghi per l'azzurro. Cede di fisico alla pressione e al ritmo dell'altro. Dovrà lottare fino a settempre per strappare il pass olimpico...
Non va, davanti a un pubblico adorante Clemente Russo conferma che otto riprese sono troppo lunghe per lui. Perde in modo chiaro la sfida con Aleksey Egorov, ma ancora una volta non riesce a vincere neppure il dopo match.
Andiamo con ordine.
Pronti via e va in scena la Grande Illusione.
Russo appare scattante, esplosivo, in grado di sostenere un buon ritmo. Decisamente meglio del pugile che avevo visto a novembre cedere contro lo stesso avversario a Bergamo. Vince la prima ripresa, almeno questa è la mia sensazione anche se due giudici su tre la danno all’altro. Si aggiudica anche la seconda in modo da alimentare speranze e illusioni.
Egorov è una macchina da guerra, come sempre. Viene avanti, fa pressione, scarica colpi. Non è portatore di un attacco sterile, fatto di sole intenzioni. Lui chiude l’azione, piazza i pugni. Ma l’azzurro ha ancora gambe e braccia a pieno regime e tiene bene il ring.
Il calo, a mio avviso, ha inizio nella terza ripresa. Russo la vince di strettissima misura, ma comincia a respirare a bocca aperta, a muovere meno le braccia, a portare colpi sempre più isolati.
Poi l’incontro diventa un sentiero in discesa. L’altro è un diesel implacabile, uno sparapugni che non conosce soste. Il nostro non ha nella gambe e (forse) nella testa le otto riprese. Una distanza normale per qualsiasi prima serie professionista. Per pugili che preparano il titolo italiano o impegnati in match di collaudo. Ecco tra i pro’ normali, quelli che non siano targati Aiba, gli otto round sono un gradino sotto i campionati nazionali. Qui servono per assegnare un titolo assoluto.
Egorov è giovane e si adatta. Clemente non ha lo stesso vigore fisico.
Qualche colpo, qualche buon gancio. Ma sono pugni isolati che vanno a confondersi con il continuo, incessante martellare del russo.
Finisce con due giudici che danno la vittoria a Egorov (77-75, il mio stesso cartellino) e il terzo che tira fuori dal cilindro un pari (76-76). Ora a Egorov basterà salire sul ring a settembre, per l’incontro che chiuderà questo primo ciclo dell’Apb, e il pass olimpico sarà suo.
Dicevo del dopo match.
Questo ha detto Clemente Russo: “I colpi più belli li ho tirati io, lui ha dato pugni sui guantoni e ha impressionato la giuria. È un rullo compressore, ma non sa tirare un colpo. Con un avversario più scarso di me forse si troverebbe male. È difficile andare indietro e tirare pugni per otto round, sono lunghi. Mi rifarò a settembre.”
Perché?
Perché non dire che Egorov ha vinto perché ancora una volta è stato più bravo?
E poi prendersela con la distanza del match non mi sembra una via percorribile. È il professionismo, e neppure nel suo aspetto più faticoso.
Clemente Russo ha vinto due argenti olimpici e due ori mondiali. Ha conseguito risultati eccezionali nel mondo del dilettantismo. Sono sempre stato convinto che davanti a questi numeri si debba fare tanto di cappello, merita un posto nella storia del dilettantismo. Per tutto quello che ha fatto gli auguro di recuperare voglia e vigore, di presentarsi a Rio per la sua quarta Olimpiade. Sarebbe la degna chiusura della carriera. E un consiglio, non chiesto e probabilmente non desiderato. Ammettere la superiorità di chi ti ha sconfitto non è un peccato mortale. Un campione lo fa.
Una nota positiva ieri sera comunque c’è stata. Quattromila spettatori al Palasport di Catania. Di questi tempo è un risultato davvero da applausi.
MASSIMI - Aleksey Egorov (Rus, 90,600) b Clemente Russo (Ita, 90,800) p. 8 (77-74, 77-75, 76-76).
ALTRI AZZURRI - Domenico Valentino nei leggeri batte ad Almaty (con verdetto unanime) il tedesco Brill e chiude la prima esperienza nel torneo Apb con tre sconfitte e una vittoria. Vincenzo Picardi nei mosca perde per w.o. (rinuncia) a Novosbirsk contro il francese Asloum. È la quarta sconfitta in altrettanti match.