Il verdetto di Las Vegas, sia pure troppo ampio, ha un suo perché
La vittoria ottenuta a Las Vegas dal superwelter Erickson Lubin sul giovane Jesus Alexandro Ramos farà certamente discutere ma ha un suo perché anche se, secondo i metri di giudizio statunitensi, appare sorprendente. Il verdetto, ma soprattutto le ultime riprese del match, sono stati fischiati dal pubblico di Las Vegas, un pubblico di parte messicana che fra un nero e uno statunitense di origine ispanica propende inevitabilmente per il secondo. In realtà se Ramos ha perso questo match deve solo rimproverare se stesso e magari il suo angolo e forse lo ha capito subito come sembra dalle immediate dichiarazioni alla televisione ESPN.
Ramos, 22enne mancino dell'Arizona, è un ragazzo che dà il meglio di sè quando mette una grande pressione e ha l'avversario alle corde, viceversa Lubin, 28enne della Florida anch'egli mancino, è un ottimo incontrista che dà il meglio di sè difendendosi ma a centro ring. Molte riprese sono state incerte ma a metà match sembrava che Ramos avesse risolto il problema, che i suoi reiterati colpi al corpo cominciassero a produrre l'effetto desiderato, che la potenza esplosiva dei suoi colpi dovesse avere la meglio.
Chissà per quale motivo, se un calo fisico o una errata valutazione della situazione oltre a dover percorrere la strada delle 12 riprese per la prima volta o che altro, Ramos ha smesso di mettere pressione nelle ultime 4 riprese dove raramente Lubin è stato costretto alle corde e ha viceversa lasciato andare le mani, riprendendo il centro del ring più spesso e ascoltando gli arrabbiati secondi del suo angolo.
Ciononostante noi avevamo un 114-114 ma ci sta bene il 115-113 per Lubin del giudice Chris Migliore, non così il 116-112 di John McKaie e soprattutto il 117-111 di Patricia Morse Jarman, una che da tempo avrebbe dovuto essere allontanata dalla postazione di giudice e invece staziona sempre lì. Nulla di irreparabile per Ramos che ha comunque chiaramente mancato il primo grande appuntamento.